tag:blogger.com,1999:blog-65534833932190298762024-02-19T09:00:23.544+01:00L'altra faccia di me... una delle tanteproject manager e jolly aziendale per vocazione, mammagatta di uno splendido topolo, cantante a tempo sparso e knitter per insonniaEmanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.comBlogger184125tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-64337810248170812992022-10-23T13:57:00.000+02:002022-10-23T13:57:46.978+02:00#walkingday2022<h1 style="text-align: left;"><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Finalmente è arrivato questo giorno, dopo 2 anni.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Lo scorso anno ho dovuto rinunciare a causa di un brutto attacco di sinusite anche se ero molto più allenata di oggi, ma quest’anno ho fatto finta di niente e sono partita con gli altri 1000 (credo, più o meno).</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">La formula prevede il percorrere per due volte un anello di 5 km. Alla mia prima volta (2 anni fa) mi ero fermata al primo giro mentre guardavo invidiosa quelli che continuavano e quindi mi ero ripromessa di essere tra loro prima o poi. Mi sono allenata, con il caldo, con il freddo, con la pandemia, all’alba e al tramonto. Ho imparato a riconoscere i segnali del mio corpo e della mia mente e quindi eccomi qua, stamattina sono partita.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Fino ai 5 km tutto benissimo, faccio tempi favolosi, raggiungo una velocità di punta al quarto km di 6,8 km/h e mi sento una farfallina. Iniziò il secondo giro.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Primo dramma: perdo la signora davanti a me che mi dà il passo giusto. Anzi, tento di seguirla dopo che lei abbandona suscitando un coro urlante da parte dell’organizzazione perché sto sbagliando percorso. Chiedo scusa a tutti - anche alla signora che si è spaventata per le urla - e riprendo sulla retta via.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Al km 7 il gruppo davanti a me decide di tagliare, quelli dietro si lamentano, io rischio di sbagliare strada perché mi sudano le palpebre e non vedo le frecce da seguire. </span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Al km 8 vedo passare il mio tram e la mia mente comincia a pensare “perchè lo fai???”.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Al km 9 il mio ginocchio sinistro invoca la Madonna contro la mia volontà, ai 9,5 si aggiunge l’anca sinistra al coro ma li zittisco perché manca troppo poco all’arrivo. A casa poi parliamo di quel mezzo centimetro abbondante che mi manca per camminare in modo simmetrico. </span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Al km 10 realizzo che sono bravissima perchè ce l’ho fatta in un’ora e 33 minuti ma dov’è l’arrivo? Dove cippalippa lo hanno messo l’arrivo??? Ho sbagliato strada??? Intravedo in lontananza le magliette rosse che si sono fermate ai 5 km e nel frattempo maledico quelli che fanno il brunch al bar del parco. Indietro però non si torna, posso solo andare avanti. </span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Nell’ultimo km le panchine mi chiamano che nemmeno le sirene con Ulisse. Io cammino pericolosamente vicino alle verdi tentazioni, il pericolo è legato al fatto che a) potrei sedermi e stare lì fino a sera; b) rischio di inciampare perchè la vista è sempre più annebbiata dal sudore e dal calo di zuccheri. Rimedio mangiando almeno 3 moscerini e grazie alla carica proteica tengo duro.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Alla fine taglio il traguardo mentre nelle orecchie Lady Gaga canta “the edge of glory” - il mio Spotify mi vuole bene - e mi si stampa un sorriso sulla faccia che sembra pietrificato ma è più sincero che mai.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Gambe di legno, mi avvicino al ristoro come all’oasi nel deserto e poi realizzo che devo fare un altro chilometrino per andare a prendere il tram… vabbè, a casa c’è il bigolo della mamma che mi aspetta. </span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 17px; font-stretch: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1" style="font-family: UICTFontTextStyleBody;">Baci (disidratati) e abbracci (sudati e puzzolenti) e ci vediamo l’anno prossimo.</span></p></h1>Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-68512103550966407152021-10-18T21:30:00.011+02:002021-10-18T21:30:00.211+02:00DI COLAZIONI AL BAR<p> </p><p class="MsoNormal">Un post di oggi su FB della “The Pozzolis Family” mi ha
risvegliato questa sera un sacco di ricordi.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mai fatto colazione al bar da piccola, al massimo la brioche
dopo il prelievo a digiuno mentre papà si prendeva un caffè. Giravano pochi
soldini in casa ed eravamo abituati a risparmiare a partire dalle piccole cose.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Quando sono cresciuta e i miei avevano negozio in centro
città la colazione al bar era sinonimo di lavoro: mi alzavo presto la mattina
per andare con loro in negozio a lavorare e dopo un’oretta chiedevo “posso andare
a fare colazione?”. Era un po’ la mia ricompensa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Arrivata a Milano, la colazione al bar era quella del
venerdì quando in appartamento erano finiti i biscotti e non si faceva più la
spesa fino al lunedì successivo: al bar dell’università ti concedevi brioche e
cappuccino trascinandoti dietro il trolley. Oppure la mattina dell’esame quando
giravi il cucchiaino nel cappuccino e mentalmente ti ripetevi le ultime cose che avevi studiato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Poi il bar è diventato per me sinonimo di caffè. Il 90%
delle volte in cui entro, solo quello prendo: in piedi al banco, veloce, un
sorso massimo due sperando che la tazzina non sia bollente.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Finchè non è arrivato Federico. Per lui la colazione al bar
è sinonimo di viaggio, difficilmente la facciamo quando siamo a Milano, anche
se io continuo a prendere i miei caffè ogni volta che esco e conosco quartiere per quartiere i caffè e i servizi offerti (qualità, acqua a parte, cucchiaino di panna...).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Però se gli chiedi "ti ricordi la prima colazione al
bar" ti risponde sicuro "il primo giorno di asilo". Non è un suo
ricordo vero, ma l'avevo fotografato e gliel'ho raccontato mille mila volte: il
barista gli aveva fatto la tazzina con dentro la schiuma di latte e una
spolverata di cacao. E insieme un pain au chocolat. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Quando ha compiuto 6 anni l'ho portato a Parigi e lui si
ordinava da solo "pain au chocolat, merci" a colazione: sapeva dire solo
quello in francese e tutti quelli a cui lo chiedeva gli facevano grandi sorrisi,
perché la pronuncia era terribile (è difficilissimo dire la nasale “ain” a 6
anni!) ma si faceva capire ed era fiero ed orgoglioso quando lo diceva.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Persino in boulangerie lo avevo mandato avanti dandogli i
soldini contati per comprarsi il suo dolcetto. Il signore dall’altra parte del
banco gli aveva risposto, nel tentativo bonario di fare conversazione, e lui aveva
fatto una di quelle facce che gli venivano così bene da bambino – sgranata di
occhi e boccuccia tremante – perché per un attimo aveva avuto paura che non
gliel’avrebbero dato. Io ero dietro di lui ad osservare, gli ho messo una mano
sulla spalla per confortarlo e lui ha ripetuto “pain au chocolat s'il vous
plaît”, un po’ più forte, un po’ più deciso, allungando la mano con i soldini.
Mi ricordo che il boulanger a quel punto mi ha guardato e mi ha detto “le petit
a du caractère” e gli ha fatto un bel sorriso con i baffoni bianchi porgendogli
quanto richiesto mentre Federico si allungava in punta di piedi per posare i
soldini e prendersi quello che gli spettava. Poco importa che la cassa fosse da
un’altra parte, il signor Baffuto ha preso i soldini con una mano e gli ha
allungato l’altra mano per stringerla ad un piccolo uomo. Che si è girato, mi
ha dato la brioche perché io la custodissi e si è allungato di nuovo sopra il
bancone in punta di piedi per farsi stringere la manina, dicendo “merci, au
revoir”. E poi è uscito tutto fiero dal negozio mentre io lo seguivo ancora con
il suo tesoro in mano. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ecco, queste colazioni ce le ricordiamo bene.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E qualche settimana fa, quando per la prima volta è partito
in treno per andare a trovare gli amici del mare da solo, mi ha chiamato mezz’ora
dopo essere uscito di casa e mi ha detto “mamma, sto bevendo un caffè al bar
della stazione”. La voce è quella di un uomo ormai, non era certo il suo primo
caffè e non oso pensare quanto zucchero abbia messo in quella tazzina. Ma era
il suo primo caffè al bar da solo e sono sicura – anche se non l’ho vista - che
la sua espressione era la stessa di quel bambino di 6 anni che camminando sui
marciapiedi di Parigi si gustava il suo meritatissimo pain au chocolat.<o:p></o:p></p>Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-44987132119017934972021-01-01T08:57:00.002+01:002021-10-18T11:01:38.875+02:00#obiettivo10km<p>E' nato tutto per caso.</p><p>Tu chiamala se vuoi "crisi di mezza età" ma la verità è che il primo lockdown su di me ha lasciato segni importanti, e solo nel corso dell'estate - trovandomi in una situazione più serena - sono riuscita ad ammettere e riconoscere le ferite ed è proprio da questa consapevolezza che ho deciso di ricostruire, ricostruirmi, riconquistarmi, piccoli pezzetti alla volta.</p><p>Ad esempio facendo cose che normalmente (parola che andrebbe abolita dal calendario) non avrei fatto. Come partecipare da sola al "Walking day Milano 2020" lo scorso 18 ottobre, senza nessun tipo di allenamento.</p><p>Ho pensato: cammino sempre, mi piace molto, non ci sono tempi o misurazioni, cosa vuoi che sia. </p><p>Addirittura pensando che tra la scelta di fare 5 o 10 km avrei sicuramente fatto i 10, cosa vuoi che sia per una che nei weekend ne fa più di 12 in giro per Milano.</p><p>"Cosa vuoi che sia" è una frase che non utilizzerò mai più.</p><p>Perchè se è vero che a livello fisico fare 12-15 km in un giorno guardando le vetrine o andando per musei, fermandosi a mangiare, andando in giro come turista è una cosa che riesco a fare senza problemi, fare 5 km in un'ora per una alta due mele e poco più - che non può sfruttare lo stacco di gambe - senza allenamento non è per niente facile, no, figuriamoci 10!</p><p>Quindi, anche se l'esperienza è stata molto bella mentre tornavo a casa riflettevo sulle mie opzioni.</p><p>Opzione 1. Coda tra le gambe, lasciamo vincere la pigrizia (ma anche un po' la scarsa autostima), non usciamo dalla comfort zone, #tantoormaihoquasi50anni, #checosavadoacercareancora?</p><p>Opzione 2. Questo è solo l'inizio e se sono riuscita a farlo in queste condizioni, posso sicuramente fare di più, #obiettivo10km.</p><p>Non è stata una scelta semplice, non in questo momento, non in questo schifosissimo anno in cui l'autoindulgenza e la paura di fallire sono sempre lì a giustificare tutto. Ma ho scelto di volermi bene anche se confesso che ho sempre tenuto l'opzione 1 nel retrocranio. </p><p>Nel periodo 18 ottobre - 30 ottobre ho affrontato il tapis roulant, ho cominciato a cancellare l'alibi "lavoro tanto, non ho tempo". Tre volte in 12 giorni, non era esattamente quello che volevo. </p><p>Poi però ho fatto un'altra scelta drastica: me ne sono andata da Milano e mi sono trasferita per il momento a casa dei miei causa COVID. E qui mi ha trovato l'inizio della zona rossa.</p><p>La prima cosa che ho fatto una volta qui è stata approfittare delle ciclabili/pedonali che ci sono attorno ai laghi di Mantova che sono estremamente belle e tenute bene. In due giorni ho fatto 11 km ad una velocità media di poco più di 5km/h. La domenica pomeriggio avrei voluto stendermi sul divano e basta così. Ma poi il male alle gambe è passato. E mi sono ritrovata ad aspettare con ansia il weekend successivo.</p><p>Da quel momento in poi però è diventato vietato lo sconfinamento comunale e quindi ho cominciato a camminare in "modalità criceto", girando come una pazza le vie di paese, conoscendone tutti gli angoli, cercando sempre di modificare i percorsi per non far vincere la noia. Godendomi gli squarci di sole, l'aria frizzantina, la nebbia folle, le zolle rivoltate tipiche dell'inverno di campagna. E ho cominciato a provare piacere, e a infrangere limiti (miei), e a trovare la forza dentro per andare avanti.</p><p>Uno dei momenti più belli è stato riuscire a superare l'ora di allenamento da sola. Come ho fatto? Mi sono allontanata da casa prendendo una direzione per 40 minuti, a quel punto per tornare indietro dovevo camminarne almeno altri 40. E ho scoperto che ce la potevo fare. </p><p>Poi ho cominciato a zompettare più velocemente. Non pensavo che il mio corpo potesse superare i 5,5km/h e invece sono arrivata a 6 (adesso sono a 6,2 con punta di 6,4). </p><p>I 10 km li avrei potuti raggiungere una ventina di giorni fa ma ho scelto di non farlo, di girarci intorno. Per due diversi motivi: non volevo legare questo risultato al gir in giro di paese (per la modalità, non il per il paese); avevo paura di mollare appena raggiunti i dichiarati 10km.</p><p>Poi il 20 dicembre l’ho fatto. Sono partita dal parcheggio dell'Anconetta e sono arrivata al parco del Mincio, allungando il giro già testato la settimana prima. Lo sapevo già che ci sarei riuscita, ma mi sono fatta il regalo di farlo quando volevo io, dove volevo io. Proprio prima di Natale, guardando l'acqua che mi piace tanto.</p><p>E mi dico "Brava!" con tanto di punto esclamativo alla fine. Perchè ci sono riuscita, perchè il mio corpo mi restituisce buone sensazioni. Perchè mi riservo tempo per me da sola, tempo nel quale riesco ad essere sincera con me stessa, comprensiva quando serve ma anche resiliente - perchè non sempre il corpo risponde come vuoi, e questo è un dato di fatto, ma non deve diventare un alibi. Mi dico "brava" ad alta voce mentre cammino, a volte canto senza accorgermene, a volte rido, a volte piango, faccio come mi viene naturale fare. E ho scoperto che quando sono sincera e libera è più il tempo che passo a cantare e a ridere che non quello in cui mi trovo in testa pensieri chiusi e tristi. E questa è una cosa di me che non ero più sicura di avere dentro.</p><p>E fisicamente?</p><p>Non sono dimagrita. Camminare fa dimagrire ma solo se lo fai per un'ora tutti i giorni e contemporaneamente smetti di mangiare male. Io cammino una/due volte alla settimana e poi mangio il risotto con le salamelle fatto da me. Mi va bene così, davvero bene, facciamo un obiettivo alla volta.</p><p>Ho scoperto che vengo fuori alla distanza: mi sono accorta che più cammino e più vado veloce e meno sento la fatica. C'è un momento, dopo i 30 minuti, in cui il tempo mi passa di più e comincio ad avere la sensazione di poter fare tutto. Mi sento leggera, le spalle si abbassano e si aprono, la testa si alza, quasi mi si allunga la colonna vertebrale. A volte mi viene l'istinto di mettermi a correre ma non lo voglio fare, non è il mio obiettivo. La seconda metà dei km che faccio ha sempre una media più alta della prima metà. A rallentarmi può essere il vento contro, a volte sono semplicemente io contro le mie resistenze e la mia ruggine. </p><p>Ho definitivamente compreso che non sono fatta per la velocità ma per la resistenza, non mi è mai piaciuta la discesa mentre godevo nel far fatica con gli sci da fondo. Perchè ho bisogno di guardarmi attorno. Corro sempre, la velocità per me è legata al lavoro e alle incombenze, ai doveri. Nel tempo per me allora scelgo una velocità diversa, quella che non mi impedisce di fare le foto alle papere o ai gatti, o di fermarmi a salutare la gente o di osservare un fiore o una ragnatela con la brina. Quella che mi fa tremare le chiappe dallo sforzo ma non mi toglie il fiato. Anzi, mi da la possibilità di respirare meglio (nonostante la mascherina). </p><p>Ho confermato il mio essere “morning person”: le mie performance migliori sono al mattino, nel pomeriggio faccio sempre più fatica.</p><p>Adesso continuo, ritorna il divieto di sconfinamento comunale ma la campagna in questo mi sorregge e mi apre strade nel massimo rispetto del distanziamento.</p><p>Adesso mi pongo un obiettivo diverso e più ambizioso, per il quale però mi serve sicuramente più tempo. Prima tappa: Francigena in solitaria, km da definire (legati al tempo che potrò dedicarmi). Seconda tappa: Cammino di Santiago (almeno 10 giorni), sempre in solitaria, non so come non so quando ma comincio a pensarci seriamente.</p><p>A pensare che sia possibile.</p><p><br /></p>Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-91407928815624354382020-04-14T21:00:00.000+02:002020-04-15T09:53:01.682+02:0014 APRILE 1980<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Sai, quel giorno di 40 anni fa io me lo ricordo. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Cioè, non mi ricordo che
giorno fosse – meno male che le ricorrenze ormai me le ricorda Faccialibro, soprattutto
in questo momento in cui tutti i giorni sono uguali – però mi ricordo che
giorno è stato per me.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ero una sua accanita fan (anche se allora bastava dire "lettrice"), le filastrocche le sapevo quasi tutte a
memoria, i suoi racconti erano tutti nella mia testa, i libri anche, avevo letto
già “C’era due volte il barone Lamberto” che mi aveva messo la voglia
di andare a vedere il lago d’Orta (un viaggio per noi della bassa Padana) e andarlo a conoscere, là a casa sua dove lo
immaginavo in uno studio pieno di mobili antichi e con tanti fogli sparsi qua e
là. Il disordine della creatività a portare scompiglio in un ambiente solenne, dove
vedevo il mio eroe passare le sue giornate scrivendo per noi comuni
mortali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Lui era la mia rockstar. Se qualcuno mi avesse chiesto allora “chi ti
piacerebbe conoscere di famoso?” avrei fatto sicuramente il suo nome. E subito
dopo Mario Pastore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E gli avrei fatto un sacco di domande, estremamente intelligenti ed
intellettuali come quelle che tipicamente fa una bambina di 8 anni: “sei mai
stato in Inghilprussia?”, “hai mai provato a mangiare l’inchiostro per
diventare più intelligente?” e altre cose così importanti. E sono sicura che
lui avrebbe avuto delle risposte rilevanti, che avrebbero completamente
stravolto la mia vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Capisci cos’è stato quindi quel giorno per me? Per la prima volta il
crollo dei miei sogni di bambina, la mia rockstar che spariva, non avrei più potuto
incontrarlo e parlare con lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Un sentimento così importante verso un personaggio pubblico l’ho provato solo anni dopo, alla notizia della
morte di Freddie Mercury.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Per questo motivo fin da quando ne hai memoria ti ho sempre portato ad
incontrare gli autori dei tuoi libri preferiti dove possibile e – credimi - mi sono
sempre emozionata come te quando avevi l’occasione di fare la tua domanda, di
avere il loro autografo su un libro, di guardare loro negli occhi anche solo
per dire “grazie”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ecco, anche io avrei voluto la possibilità di dirgli “grazie”. Dei momenti felici che ho vissuto, dei viaggi fantastici che ho fatto senza muovermi dal letto, degli amici incredibili che mi ha dato la possibilità di conoscere, di Giovannino Perdigiorno, di Alice Cascherina… e poi ancora oggi vorrei chiedergli se davvero a forza di stare nell’acqua ti crescono le pinne e diventi un pesce, perché io ci ho provato un sacco di volte ma forse non ci ho creduto abbastanza. </div>
Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-68958585987836181482020-01-25T09:00:00.000+01:002020-01-25T09:00:05.203+01:00BENTORNATA A CASA!<br />
<div class="MsoNormal">
TopoFede adolescente (forse dovrei smettere di chiamarlo
così) in piena fioritura.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mai come in questo periodo provo empatia nei confronti dei
miei genitori e la voglia di chiamarli tutti i giorni per chiedere scusa per la
mia adolescenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Non che abbia avuto chissà quali grilli per il capo, ma ho
ben presente la mia faccia di allora, il mio “muso” quotidiano, il mio continuo
nonpuoicapire-pensiero. Quindi in definitiva, quasi quasi, a loro è andata
bene.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A dirla tutta, sta andando bene anche a me (e qui valgono
tutti i gesti scaramantici del mondo) ma è periodo di confronto continuo tra i
miei “no” e i suoi “e allora tanto vale che mi chiuda in casa e non esca più”.
Sospiro (di entrambi).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Precisiamo, i “no” di sempre sono metabolizzati: a volte mi
tocca ribadirli, a volte invece è lui che agisce proattivamente (“non te l’ho
nemmeno chiesto, tanto mi avresti detto di no”). Sono quelli recenti che
generano confronto. Quelli vanno giustificati, il perché-lo-dico-io non va più
bene, e va fatto bene, con piena consapevolezza e tanta energia da parte mia. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Insomma, la sera arrivo a casa dopo che sono sveglia da 14
ore e ho parlato per gran parte del giorno con mezzo mondo. Apro la porta e il
primo scoglio da superare è il resoconto della tata su commissioni, compiti, le
sue malattie, le malattie di sua madre, le foto che le hanno mandato le amiche. </div>
<div class="MsoNormal">
Passato quello, c’è la gatta che miagola con passione come se non mangiasse da
3 giorni (mesi, forse!) mentre sono passate appena 4 ore. </div>
<div class="MsoNormal">
“Ma Fede dov’è?”, chiedo
sia alla tata che alla gatta. </div>
<div class="MsoNormal">
“In camera sua”, mi risponde la tata. La gatta rimane in attesa. </div>
<div class="MsoNormal">
Forse fa i compiti, forse la
cartella, forse sta suonando ma è sempre in camera sua. E’ il modo in cui
riemerge da camera sua che mi anticipa l’andamento della serata. E’ il momento
che ogni sera attendo con ansia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
CASO 1: arriva di corsa in cucina, mi corre incontro, mi
abbraccia mentre ancora non ho appoggiato lo zaino del pc e mi dice “ciao
mamma, sto finendo di…” pieno di energia e sorridente. Io sorrido di rimando e
si allarga nella mia mente la consapevolezza che sarà una buona serata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
CASO 2: arriva con le mani nelle tasche dell’immancabile
felpa, si avvicina, bacia distrattamente con sguardo disperso nel nulla, “ciao…”
biascicato. A questo punto è tutto nelle mie mani: posso chiedere “tutto bene?”
e, dato il la, tutto il mondo livoroso nascosto dietro lo sguardo spento mi si
rovescia addosso travolgendomi come una valanga mentre mi chiedo interiormente se ho la provvida
botticella da montagna nascosta nello zaino, perchè ho ancora lo zaino del pc sulle
spalle. Oppure mi giro e lo faccio parlare per 10 minuti alla mia schiena, sperando che poi vada meglio. La seconda opzione non sempre funziona, quasi mai.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
CASO 3: non
arriva proprio, lo vado a stanare nel suo rifugio. Se mi va bene, è andato un
po’ lungo con i compiti e quindi è davvero serenamente impegnato, nel qual caso
si torna al caso 1. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Se invece
non alza nemmeno gli occhi, non risponde se non a monosillabi, la tentazione è
quella di fare finta di niente, fare tre passi indietro per uscire dalla sua
stanza (senza dare le spalle per precauzione), inciampare nella gatta che è
rimasta ad osservare sulla porta, rovinare all’indietro salvata dallo zaino del
pc che non ho ancora appoggiato e mi protegge come il carapace di una vecchia testuggine, rivoltarmi su me stessa e strisciare sui
gomiti a mo' di navigato marines per allontanarmi dalla zona della probabile deflagrazione, chiudermi
nel bagno per avere accesso ai fondamentali bisogni fisici e stare lì, al
riparo, recuperando le energie necessarie per affrontare l’impegnativo
confronto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E invece no,
rimango lì, al centro della sua stanza quel tanto che basta a fargli alzare la
testa e mostrarmi tutta la rabbia e la sofferenza che ha negli occhi. Niente di
grave, sia chiaro, solo che una serie di inconvenienti quotidiani alimentati
dall’ormone, conditi dal nonpuoicapire-pensiero che conosco bene, gli hanno
creato un tale imbroglio di emozioni da non riuscire nemmeno a tirarle fuori a
parole.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
So bene di
cosa si tratta, ci sono passata anche io, me lo ricordo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Dai,
finisci che poi mangiamo”. E parliamo, aggiungo tra me e me.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ritorno
sui miei passi, poso finalmente lo zaino. La gatta ha capito che marca male e
quindi è passata dai miagolii di fame smisurata a delicati “miu” che mi fanno
sentire compresa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il gesto di
nutrirla in quelle sere mi conforta, per garantire la sua serenità basta poco. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Afferro il
cellulare dalla borsa e chiamo mia mamma. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Ciao mamma,
tutto bene?” (Scusami, scusami, scusami…)</div>
Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-78322831910828123042019-09-25T21:24:00.000+02:002019-09-27T12:09:23.686+02:00GRETA E GLI ALTRI (DI CUI UNO IN CASA MIA)<br />
<div class="MsoNormal">
Dato che siamo una famiglia che ascolta (selettivamente) la
radio e guarda (selettivamente) i telegiornali, è praticamente impossibile per
noi ignorare Greta Thunberg.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando sono iniziati i #Fridaysforfuture, l’allora dodicenne
di casa mi fece una scenata perché voleva scendere in piazza, perché i suoi
amici (alcuni) sarebbero andati, perché la mia generazione aveva rovinato il
loro mondo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’ho lasciato parlare con la sua foga da 12enne, pensando
con amore “ci siamo, è arrivato il suo momento”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Si perché ognuno di noi, chi più e chi meno, ha vissuto il momento “cambio
il mio mondo”, quel periodo in cui gli ideali sono grandi e importanti, i sogni
hanno sempre la meglio sulle reali opportunità e si rifiuta la vita tranquilla
che i nostri genitori hanno sempre voluto offrirci, facendo spesso tanti
sacrifici per farlo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ben conscia di tutto questo, ho tenuto però il mio ruolo di
madre e ho rilanciato.<o:p></o:p><br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
“Benissimo, però se ci credi così tanto allora si cambia
vita: no ai vestiti firmati ma nemmeno a quelli low cost, pochissima carne rossa,
si mangia quello che c’è, a morte i fast food…” E man mano che andavo avanti e
facevo esempi concreti oltre al momento della manifestazione lo vedevo fare
passi indietro e prendere coscienza che, va bene urlare slogan ma, non basta
quello. Abbiamo letto insieme le notizie sullo stile di vita di Greta, chi è, cosa
fa, perché lo fa. E abbiamo cominciato a farci domande e darci risposte. Del tipo
“lei non va a scuola, ma questo per noi non va bene”, “lei non prende l’aereo,
noi lo prendiamo poco ma siamo disposti a rinunciarvi completamente?”. Poi
abbiamo anche preso coscienza di quello che già facciamo: la raccolta
differenziata (si, anche l’olio esausto e le gite all’isola ecologica quando
serve), muoverci spessissimo con i mezzi pubblici anche quando la macchina sarebbe più
comoda e veloce, diminuire la quantità di plastica che acquistiamo preferendo
cibi sfusi e freschi e altre piccole cose, insieme a tutte quelle che possiamo
fare ma non facciamo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E alla fine il mio lapidario “Comunque a 12 anni in
manifestazione da solo non ci vai, ti accompagnerei volentieri ma non posso
assentarmi dal lavoro”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Fine.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Fino alla scorsa settimana.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quando torno a casa una sera e mi sento chiedere “Potresti
informarti a che età posso iniziare a fare i campi estivi di volontariato?”. Lascio
perdere i dettagli su quanto detto dopo questa domanda, un bel confronto di
buon senso ma poco rilevante in questo momento. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E di nuovo questa settimana “Venerdì voglio andare in
manifestazione” e di nuovo il mio no per gli stessi motivi dello scorso anno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tutto questo succede in casa mia, mentre sui social questa
ragazzina viene massacrata da mille commenti inappropriati. Perché è brutta, perché
è disturbata, perché è manipolata. Io leggo e poi penso al “Gretino” che ho in
casa, che ha paura che il suo mondo sparisca nel 2050, che ripudia la guerra anche quando è lontana, che vorrebbe fare ma si sente frenato da me
(quando in realtà è frenato da sé stesso e dalle sue contraddizioni, come è normale
alla sua età). Lo lascio sognare, lo lascio proclamare ma <b>non perché so che si
spegnerà da solo ma perché è giusto che alla sua età inizi a reclamare il suo
futuro ideale</b>. Poi le sue scelte le farà e io spero che abbia la forza per mantenere
alcuni dei suoi grandi ideali. Ma perché lo devo attaccare, denigrare, mortificare
adesso che ha ragione. Adesso che l’artefice del suo destino sono io, che chi
plasma il suo mondo futuro -sbagliando tutto- sono gli adulti. E io prendo di
nuovo energia da questa sua voglia di essere diverso, discuto e rimetto in
discussione le mie scelte e i miei comportamenti e cerco di accompagnarlo verso
un mondo che spero sia migliore di oggi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ecco perché io guardo Greta con ammirazione, con l’ammirazione
di una madre. Perché sinceramente la dietrologia non mi interessa, perché anche
se fosse solo un simbolo, Greta rappresenta i nostri figli e in alcuni di loro
induce anche pensieri e riflessioni più nobili di quanto noi genitori, con i sogni
sgretolati dalla vita reale, siamo in grado di ispirare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ben venga quindi Greta e anche le sue contraddizioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Come mi disse una volta un prete particolarmente ispirato “nessuno
di noi è santo e sarebbe strano volerlo essere, ma le vite dei santi sono qui
per ispirarci ad essere migliori”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Un’ultima cosa: la mia Greta Thundberg si chiamava Cat
Stevens.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<i>“How can I try to explain ‘cause when I do it turns away
again<br style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;" />
<span jsname="YS01Ge" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;">it's always been the same,
same old story</span><br style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;" />
<span jsname="YS01Ge" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;">from the moment I could talk I
was ordered to listen</span><br style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;" />
<span jsname="YS01Ge" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;">now there's a way and I know
that I have to go away</span><br style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;" />
<span jsname="YS01Ge" style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; orphans: 2; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; widows: 2; word-spacing: 0px;">I know I have to go</span>”<o:p></o:p></i></div>
<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-6715305158253178142018-03-24T07:00:00.000+01:002018-03-24T07:00:01.843+01:00#rubatoamiofiglio<div class="MsoNormal">
Rubo i libri a mio figlio, ne ho letti 5 di fila nelle ultime
due settimane.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un po’ perché voglio sapere cosa gli propongo come letture,
un po’ perché i caratteri più grandi mi permettono di leggere in tram senza
mettere e togliere gli occhiali da presbite, ma soprattutto perché sono belli, interessanti
e scritti bene.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mercoledì scorso a teatro abbiamo visto un adattamento di “Perché
mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando, portato in scena da una bravissima
Eleonora Frida Mino. Amiamo molto il libro, insieme a “Io, Emanuela” di
Annalisa Strada li proposi a Federico per ricordare i 25 anni dalla morte di
Falcone e Borsellino. Uno il 23 maggio, l’altro il 19 luglio dello scorso anno.
L’adattamento teatrale è perfetto, rispettoso nelle immagini e nelle parole e
dotato dell’intensità che avevamo percepito in quelle pagine ma che è diventata
realtà sul palco. L’esperienza dopo lo spettacolo altrettanto interessante
anche se non nuova per certi versi. Autore e attrice che si prestano a
rispondere alle domande, che raccontano ai ragazzi da dove vengono le idee e
come grazie alla passione si possono concretizzare. Grazie ai vari incontri con
l’autore proposti da me e dalla scuola, non siamo nuovi a certe esperienze. Ma
le apprezzo sempre.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mi ha colpito molto una frase di Luigi Garlando: “quando scrivo
mi sento molto responsabile, penso che quello potrebbe essere il primo libro
che un ragazzo legge e quindi se gli piace o no potrebbe determinare il suo
amore per la lettura”. Perdonatemi, non credo di aver riportato le esatte
parole ma di certo il senso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Questo è un altro dei motivi per cui leggo i libri che
propongo a mio figlio. Perché voglio cercare di capire se l’autore ha scritto
con questa responsabilità e se posso affidare al suo scritto la passione per i
libri che ho cercato di trasmettere a mio figlio da quando era piccolissimo,
con forza, impegno e tenacia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La risposta è quasi sempre si, che bella sensazione. Bella perché
mi sento meno sola nel ruolo di educatore e formatore di questo piccolo uomo, perché
non sono l’unica a “predicare” su certi temi, perché c’è anima, azione, divertimento, ottima
scrittura, perché anche io torno ragazza nel cuore. Perché spesso trovo parole
che ho cercato dentro di me per comunicare con lui e allora gliele sottolineo
per fargliele percepire. Allo stesso modo, quando tocca a lui leggere, ne trova
altre e così arricchiamo insieme il nostro vocabolario emotivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;">Poi capita che un libro sia piaciuto a me ma non a lui o
viceversa. Ma non è un dramma, anzi. E’ confronto.<o:p></o:p></span></div>
<span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: inherit;">“Non mi è piaciuto” o “mi è piaciuto” precedono sempre
un perché. E le ragioni vanno rispettate. Ci si ascolta reciprocamente e ci si
rispetta nel dialogo anche quando le idee divergono. Senza modificare i nostri sentimenti reciproci, anzi avvicinandoci di più nella diversità. E questo è un enorme
insegnamento di vita. </span></span>Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-22705776666378673612018-03-06T21:30:00.000+01:002018-03-06T21:30:35.067+01:00FEDERICO CHE PENSA (E IO ASCOLTO SENZA RIDERE)<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Sono state 2
settimane intense dal punto di vista intellettuale. Topofede si è sparato quasi
ogni sera tutti i dibattiti possibili ed immaginabili, perché mamma doveva
votare e voleva capire un po’ di più. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Sbuffava,
giocava con il telefonino fino a quando le mie urla diventavano ultrasuoni,
chiedeva insistentemente di guardare “The Big Bang Theory” e non la smetteva di
parlare. In tutto questo trambusto però la tv rimaneva sul programma politico e
qualcosa tra un disturbo e l’altro filtrava nella sua testa e veniva
rielaborato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Come
rielabora un ragazzino di 11 anni (quasi 12) senza filtri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Senza
pregiudizi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Mamma, ha
sbagliato il verbo”. In genere il congiuntivo, lo sappiamo. Una cosa del genere
per lui non è indolore: in casa viene corretto, a scuola almeno tre segnacci in
rosso e punti in meno sul voto finale. Il suo commento quindi è lineare: perché
sudo lacrime e sangue sulla grammatica, quando i politici poi vanno in tv e la
grammatica non la sanno?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Non
capisco”. Ci sono tante cose che non capisce. E sinceramente non le capisco
nemmeno io. Perché il suo compagno filippino e la sua compagna cinese per lui
non sono un problema ma per tanta gente si? Perché la gente si accanisce contro
chi scappa dal proprio paese in guerra? Tu non scapperesti al loro posto? Perché
si possono avere soldi dallo Stato senza lavorare? Perché dovrei essere contro
l’Europa quando tu (madre) mi racconti sempre di quanto è stato bello per te da
ragazza scoprire che i paesi vicino al tuo non avevano più confini? Adesso
vogliono rimettere quei confini? E per me cosa significa?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Non ha
risposto alla domanda”. Chiaro, no? Il giornalista o il moderatore fanno una
domanda, l’interlocutore di turno la maggior parte delle volte non risponde. E
io in casa a predicare: se ti faccio una domanda, mi devi rispondere. E poi la
tv mi smentisce.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Perché si
parlano uno sopra l’altro?” Di nuovo, io e la scuola predichiamo il rispetto,
l’ascolto attivo e passivo, il dibattito a due vie. Poi veniamo travolti da una
campagna elettorale fatta di insulti, urla e accuse personali (da tutte le
parti!). Quindi? Come fanno queste persone maleducate a rappresentarci?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Mamma, chi
voti?” “Sinceramente non lo so. Credo che deciderò sul momento, come per fare un
tuffo nell’acqua gelata”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Mamma, chi
hai votato?” “Ho votato per te, nel senso che la mia responsabilità oggi è
costruirti il miglior futuro possibile, ho ascoltato i tuoi pensieri e ho
scelto chi si avvicinava di più a quelli”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Se eri così
confusa perché hai votato?” “Per rispetto delle persone che prima di noi in
Italia non potevano farlo. O che ancora oggi non possono farlo in alcuni paesi
del mondo. Perché ogni tanto si è costretti a scegliere anche se non si vuole
farlo e mi prendo comunque la responsabilità della mia scelta.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Hai vinto o
hai perso?” “Non lo so, te lo dico alle prossime elezioni”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Stasera
guardiamo ‘The Big Bang Theory’?” “Certo che si!”<o:p></o:p></div>
Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-73084915960389224022016-12-20T21:00:00.000+01:002016-12-20T21:00:00.705+01:00BIANCA DEL MIO (NOSTRO) CUOR...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje8urcDxItRcaGMG0AIfTCd8rBIkyfH4n_cbDPXxX3agmg7wDwlnxsEj_QpnklywTLlGRcOkTsa0CjrA9SWFJeu7JIbZk2RlxbHnlTEue47yUNmN96_7wVpB57T1AvznhZsGlNn8AHhro/s1600/bianca+1.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje8urcDxItRcaGMG0AIfTCd8rBIkyfH4n_cbDPXxX3agmg7wDwlnxsEj_QpnklywTLlGRcOkTsa0CjrA9SWFJeu7JIbZk2RlxbHnlTEue47yUNmN96_7wVpB57T1AvznhZsGlNn8AHhro/s200/bianca+1.JPG" width="190" /></a></div>
Un nuovo membro della famiglia è arrivato a casa nostra lo scorso 24 novembre.<br />
Per dirla alla Snoopy: "era una notte buia e tempestosa".<br />
TopoFede mi raggiunse in ufficio con la Tata e partimmo insieme alla volta di Segrate, dove Bianca ci aspettava insieme ai suoi fratellini (Smilzetta, Grigio e Occhiali), la sua mamma Stella, due adorabili Piccoli umani e due Umani grandi che si sono presi cura di loro dalla nascita (dei Piccoli Umani e dei gattini).<br />
Era una bella famiglia felice, sia io che TopoFede ci sentivamo in colpa a privarla di tanto affetto e compagnia. Con l'aggravante che era la prima della cucciolata che partiva.<br />
Avevamo avuto modo di trascorrere con lei e la sua bella famiglia qualche ora una decina di giorni prima per vedere se eravamo compatibili, se ci si annusava con reciproco interesse, se piacevamo a chi si prendeva cura di lei.<br />
TopoFede racconta "è il primo animale piccolo che ho preso in braccio".<br />
In effetti... anche se più che prenderla in braccio di sua iniziativa, se l'è trovata tra le braccia come un padre alla prima esperienza, incerto e spaventato (e credo si ricorderà di questa cosa fino a quando non stringerà il suo primo pargolo tra le braccia).<br />
Io invece da gattara di vecchia data - anche se da tempo non mi ritrovavo con un cucciolo tutto mio - facevo carezze senza paura, abbracciavo e sbaciucchiavo, seduta per terra in questo tripudio di piccoli esseri miagolanti, senza dimenticare le carezze dovute alla Regina della casa, mamma Stella.<br />
Fu estremamente difficile tornare a casa solo noi due quel giorno, ma Bianca era ancora troppo piccola per seguirci. Così, similarmente a tante altre esperienze adottive, ci ritrovammo noi soli a preparare il nido, senza sapere ancora se sarebbe stata lei o uno dei suoi fratellini.<br />
Poi la conferma: eravamo noi i prescelti per lei (e non viceversa!) così dopo pochi giorni la facemmo entrare nella nostra casa con un misto di paura e di gioia, noi che ne parlavamo ormai da qualche anno ma ancora non eravamo riusciti nell'intento. Ora eravamo finalmente in tre!<br />
Bianca è una gatta di razza, anzi di 2 razze: 25% persiana e 75% norvegese delle foreste.<br />
Dalla mamma ha ereditato sicuramente l'educazione e l'attitudine alla coccola, oltre alla bellezza che la contraddistingue.<br />
Si chiama Bianca ma in realtà è bianca e grigia, questo perchè nei suoi fratellini si notava molto di più la preponderanza del pelo scuro di papà Marietto.<br />
Ama dormire sul divano, curiosare ovunque, annusare chiunque, giocare con la carta e il gomitolo, fare gli agguati dietro l'angolo, pasticciare con l'acqua, nutrirsi con le crocchette e il patè di riso e pollo.<br />
Coccolona, quando è il momento giusto accetta carezze da ogni ospite, anche se mostra le sue preferenze quando si tratta di dormire (io e le mie morbide rotondità) e giocare (TopoFede e la sua energia).<br />
Da quattro settimane ormai la nostra casa è un tripudio di fusa e miauuuuuu e ne siamo estremamente felici.<br />
I primi risultati tangibili: io dormo di più, Fede guarda molto meno la televisione.<br />
Forse è esagerato parlare di lei come la terza della famiglia, ma la verità è che è un essere vivente con le proprie esigenze e il proprio carattere. Non ha le stesse nostre capacità di logica e pensiero, ma io sono convinta che sappia amare e ricambiare l'amore che le viene dato. Cat-mode naturalmente. Che significa anche pulire noi quando lo fa con sè stessa, come faceva la sua mamma con lei o lei con i fratellini.<br />
E poi ci fa tanto ridere. Anche quando dovrei sgridarla.<br />
E non ha nemmeno smontato l'albero di Natale (anche se ci prova sempre e comunque).<br />
<br />
Quindi benvenuta tra noi Bianca! E permettimi questo piccolo vezzo di attribuirti il mio cognome, visto che con TopoFede non ho potuto farlo.<br />
<br />
<a href="https://www.instagram.com/explore/tags/biancagatti/" target="_blank">#biancagatti</a> (instagram)Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-32335335888993129172016-09-16T21:00:00.000+02:002016-09-16T21:00:30.301+02:00DAVVERO IL PROBLEMA SONO I COMPITI ESTIVI?"mangia le verdure"<br />
"lavati i denti"<br />
"metti a posto le tue cose"<br />
"fai i compiti"<br />
<br />
Ancora una volta prendo spunto da un altro commento (<a href="http://www.diegozilla.com/2016/09/la-lettera-del-papa-che-non-ha-fatto-fare-i-compiti-al-figlio-e-lo-specchio-dei-tempi-di-merda-in-cui-viviamo/" target="_blank">che trovate qui</a>) e dico la mia.<br />
La vicenda è rimbalzata ovunque in questi giorni, grazie ai social e ai giornali(sti), che invece di andare a caccia di notizie nel mondo, la prendono corta e seguono i like.<br />
Un padre il primo giorno di scuola scrive alle maestre di suo figlio per dire loro che il bimbo non ha fatto i compiti perchè lo ha deciso lui come adulto. Adduce ragioni quali esperienze più "meritevoli", seguire i propri interessi, fare cose più interessanti.<br />
Probabilmente sono una mamma fortunata, ma mio figlio - come tutti gli anni - è riuscito a fare i compiti e contemporaneamente tante belle cose estive: vacanze, piscina, nell'orto con i nonni, leggere libri e fumetti a suo piacimento, stare con gli amici. Il tutto facendo non più di mezz'ora di compiti al giorno e finendo il tutto (in autogestione con la qualità che lui ha ritenuto sufficiente) a fine luglio.<br />
Certo, ho dovuto richiamarlo quando non li faceva, fare pressione perchè mantenesse una certa regolarità (ha 10 anni ed è un bambino normale, grazie a dio) ma questo è il mio ruolo di genitore.<br />
Il punto non è "i compiti sono giusti o sbagliati" ma lui ha ricevuto un incarico (a misura di bambino) e anche se non gli piaceva lo ha portato a termine. Per rispetto nei confronti dell'insegnante, degli altri bambini e genitori.<br />
Questo gli ho insegnato chiedendogli di fare i compiti.<br />
Per me questa è una lezione di vita: non far fare i compiti perchè non sono interessanti mi suona come il non fargli mangiare la verdura perchè non gli piace o lasciare che puzzi come un caprone perchè non vuole fare la doccia.<br />
Nel percorso di vita di una persona ci sono cose piacevoli e spiacevoli, quelle spiacevoli a volte sono da fare a prescindere, per il solo fatto che viviamo in comunità.<br />
Ho letto di "ordini", di "scuola non adeguata", qualcuno che ha scomodato persino il concetto di "disobbedienza civile".<br />
Ma queste sono opinioni che fanno parte di una relazione di dialogo tra adulti. Come genitore non sono d'accordo con l'insegnante? Prendo un appuntamento e manifesto a lei le mie intenzioni direttamente, prima del gesto, non lo faccio tramite una lettera manifestatamente pubblicata per ottenere notorietà e non per iniziare un dialogo costruttivo.<br />
Forse il padre in questione ha una professione che lo espone meno alle decisioni altrui rispetto a me, ma se penso a mio figlio inserito in un tessuto professionale normale in futuro, il fatto che ci possa essere qualcuno che gli darà compiti rispetto ai quali potrà non essere d'accordo mi sembra cosa normale.<br />
E allora perchè non insegnare loro ad affrontare tutto questo da piccoli?<br />
Certo, poi ci sono anche le cose per cui alzare la testa, la voce, mettersi di traverso, fare "casino" perchè non lo troviamo giusto.<br />
Ma ogni cosa va affrontata correttamente e con i propri strumenti, consci delle relative conseguenze.<br />
A 14 anni deciderà di non fare i compiti e affronterà la cosa da solo con il proprio professore? Avrà una maturità diversa, sarà una decisione sua e accetterà la risposta dell'insegnante in questione di conseguenza.<br />
Ma a casa troverà una madre, non troverà comprensione o compassione. Una madre che gli dirà cosa ne pensa e cosa avrebbe fatto al suo posto, cosa è dipendente dalle sue decisioni a prescindere da giusto o sbagliato. Quale è il suo ruolo come alunno e quale il ruolo dell'insegnante. E la mia volontà (già espressa più volte anche alle elementari) di rispettare questi ruoli, fino al punto di sentirmi rinfacciare "per te ha sempre ragione la maestra".<br />
E dare fondo ogni volta alla mia pazienza, rispiegando che la maestra ha le sue ragioni che a volte nè io nè lui possiamo capire e se non siamo d'accordo possiamo chiedere spiegazioni. E anche se non ha ragione, in quella veste è l'adulto di riferimento e per questo va rispettato.<br />
Poi ci sono i miei pensieri, i miei conflitti, i miei confronti con loro che a casa non vengono riportati. Ma questa è una cosa tra me e loro: io mi faccio portavoce dei suoi eventuali disagi, non uso lui contro le maestre e non uso le maestre per protestare contro la scuola!<br />
Io decido - coscientemente - di insegnare a mio figlio la responsabilità e il rispetto.<br />
Per questo se la maestra chiede di fare i compiti, lui farà i compiti.<br />
E nel mio piccolo aspetto con ansia la prossima estate quando alla fine della quinta i compiti non li dovrà fare (quindi si, sono contraria ai compiti estivi... così come vorrei che la Nutella fosse sana, che le patatine fritte contassero come verdure e che la casa si riordinasse quando schiocco le dita!).<br />
<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-31913763015655249922016-04-08T21:00:00.000+02:002016-04-08T21:00:09.023+02:00IO SONO STATA UNA YOUNG ADULT, NON LO DIMENTICO E NON ME NE VERGOGNOIn risposta a questo articolo<br />
<a href="http://www.qualcunoconcuicorrere.org/wordpress/complessita/" target="_blank">http://www.qualcunoconcuicorrere.org/wordpress/complessita/</a><br />
<br />
Cara Sarah,<br />
sono mamma e sono stata adolescente.<br />
Probabilmente, a differenza del Sig. Turrini, non me lo sono dimenticata.<br />
Quello che mi ricordo dei miei 16 anni era l'incomprensione che percepivo nel mondo degli adulti e l'invidia verso gli "infanti" che crescevano senza problemi.<br />
Rischio la banalità dicendo che è un'età in cui non sei appunto nè carne nè pesce ma tutti cercano di darti un'etichetta, di disegnarti il contorno da non strabordare, là dove il giovane adulto cerca solo di essere capito e aiutato a capire. E cerca limiti da superare perchè è su questo che si fonda il processo di crescita.<br />
Di pari passo le mie scelte letterarie di allora: 30 anni fa non c'era letteratura specifica, sono passata da Gianni Rodari a Ignazio Silone con la mia immaturità e incoscienza.<br />
Quello che ricordo però è che le mie scelte di lettura erano condivise da un adulto di riferimento: la prof di italiano, i miei genitori, la sorella più grande. Loro consigliavano, mi seguivano e mi aiutavano a capire le cose che leggevo e che a volte erano più grandi di me.<br />
Cercavo altre risposte, ma non le trovavo perchè - appunto - non c'erano molti libri dedicati agli adolescenti allora.<br />
Ma per fortuna le cose sono cambiate.<br />
Io ho un figlio quasi pre-adolescente, un po' precoce nelle sue letture perchè estremamente sollecitato.<br />
Legge un po' di tutto. Non gli impongo i classici perchè non hanno i ritmi della vita moderna. Seguo le sue curiosità.<br />
Anni fa gli ho spiegato perchè non mi piaceva Geronimo Stilton per lui, perchè non ero disposta a spendere soldi per questo tipo di libri. Ma non gliel'ho proibito o bollato come illeggibile: lui sapeva che in biblioteca poteva prenderli o che poteva farseli regalare, ma che io non glieli avrei comprati. Ne ho comprati altri ed era lui il primo a dire alla fine "questo è più bello".<br />
Oggi cerco di spiegargli allo stesso modo perchè "Vita da schiappa" mi fa lo stesso effetto e sullo stesso tema - visto che le medie sono vicine - gli propongo letture moderne ma diverse (ad esempio l'ultimo libro di Annalisa Strada "#lemedie... ok panico!"), divertenti, adatte al suo linguaggio ma non così superficiali o commerciali.<br />
Ma insomma, non si può essere sempre impegnati: sono la prima a confessare che aspetto con ansia l'ultima uscita di Ken Follet o della Kinsella per spegnere il cervello e abbandonarmi a sensazioni semplici!<br />
Certo, per dare risposte di questo tipo bisogna investire del tempo, leggere quello che legge lui. Qualche mese fa mi ha chiesto di leggere "Eragon". Gli ho detto di no, non conoscevo il libro e non sapevo se fosse adatto a lui. Poi l'ho letto e gli ho spiegato che non mi sembra all'altezza di Percy Jackson. Eh già, quando ha iniziato a leggere Percy Jackson giravo con il dizionario dei miti della nipote liceale per rispondere alle sue domande...<br />
Il fatto è che mi diverto a leggere i suoi libri. A stare al suo passo.<br />
La letteratura per ragazzi è piena di letture per cui vale la pena!<br />
Ci sono anche delle complicazioni in questo moderno mondo editoriale: il valore del lettore è dettato dalla battuta di cassa, il concetto di best seller è uber alles. Questo perchè una casa editrice è un'impresa privata e per continuare a vivere deve riuscire a vendere. E allora sì: diventano libri di successo anche cose che hanno poco valore creativo. Ma mi viene da pensare che le persone che comprano il best seller comunque sono lettori e potevano guardare la tv invece di leggere. E allora ben vengano anche i best seller.<br />
Cara Sarah, anche per noi adulti questo mondo è tutto un po' nuovo e sconcertante. Così come noi da adolescenti eravamo sconcertanti per i nostri genitori, e loro lo sono stati prima di noi. Il mondo cambia, le persone con lui e il salto generazionale sempre più ampio non aiuta.<br />
Ci vuole voglia di confrontarsi, che vuol dire esprimere le proprie opinioni e allo stesso tempo ascoltare e cercare di capire con la stessa forza. Lo devono fare gli adulti, lo devono fare gli adolescenti. A voi ragazzi servirebbe per evitare i nostri errori, a noi per ringiovanire un po' e soffrire meno di malinconia.<br />
Per questo la mia risposta al signor Turrini è molto simile alla tua: vada a vedere e a leggere là dove i lettori "young adult" e gli autori si confrontano. Vada a cercare di capire quegli adulti che sanno esprimersi in modo che gli adolescenti possano capire e identificarsi. E non perchè si sono "abbassati" al loro livello, ma perchè hanno questa sensibilità, questa empatia che permette loro di farsi ricevere da un mondo diverso da quello a cui appartengono. E se ci sono adolescenti che scrivono per adolescenti adottando il linguaggio specifico, cosa c'è di male? Impoveriscono lo stile? Uffff, ci sono alcuni libri che sono talmente stilosi da risultare noiosi da morire..<br />
<br />
Cara Sarah, mi permetto di aggiungere che dalla tua risposta si nota che sei molto matura e intelligente. La mia speranza è che le persone giovani siano sempre più come tu dimostri di essere.<br />
Io frequento - perchè ho la fortuna di essere nata lì e quindi ci torno volentieri - il Festivaletteratura di Mantova. Lì incontro ogni anno tanti ragazzi che come te sono appassionati, curiosi e intelligenti. Che non hanno paura di fare domande anche agli autori più importanti ma che allo stesso tempo aprono la porta ai poco più che coetanei che magari sono alla prima esperienza.<br />
Evidentemente il signor Turrini questa esperienza non l'ha mai vissuta.<br />
E allora invitiamolo: mettiamolo di fronte una sera per un'ora ai ragazzi di Blurandevù e vediamo se dopo avrà la stessa opinione di oggi.<br />
<br />
E mi rimane un dubbio su cui però non spenderò più di un minuto: cosa pensa il signor Turrini della letteratura "chick-lit"? Di quello che viene scritto per le donne e per rappresentare in modo semplice le loro esperienze? E degli uomini che scrivono per le donne o viceversa (ma in quest'ultimo caso per la maggior parte sotto pseudonimo)? Tutto da bruciare o bollare?<br />
<br />
Cara Sarah, sperimenterai che il mondo dell'incomprensione va oltre i tuoi 16 anni. Grazie per aver dato voce alla tua età in questo contesto, ti auguro di esprimerti anche per altre battaglie nel futuro.<br />
Ma non vergognarti se in spiaggia un giorno ti verrà voglia di leggere un libro leggero e non giudicare - ti prego - chi vedrai farlo. Il rischio di essere "un signor Turrini al contrario" è sempre dietro l'angolo.<br />
<br />
Con tanto affetto,<br />
Emanuela, sedicenne del 1988.Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-67391141640637331362015-10-27T21:00:00.000+01:002015-10-27T21:00:02.366+01:00TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzfb7w5y16i_qGPv8OOHm6zcf_rCaXAg-yrwxq-xBipjO2rROuvumj9zWXHuZUY-WXijbXa-FpZfoZ1c-T6fKxn8-DSCd5aj6LQ6VzIMSVGXUGRiBgGLm7njaZhdnwqlH_rEvzTBOiLHc/s1600/emozioni.GIF" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="378" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzfb7w5y16i_qGPv8OOHm6zcf_rCaXAg-yrwxq-xBipjO2rROuvumj9zWXHuZUY-WXijbXa-FpZfoZ1c-T6fKxn8-DSCd5aj6LQ6VzIMSVGXUGRiBgGLm7njaZhdnwqlH_rEvzTBOiLHc/s400/emozioni.GIF" width="400" /></a></div>
Quante cose poco interessanti, frasi fatte o talmente banali da darti quasi fastidio si incontrano in FB.<br />
Questa sera però ho incontrato questa e mi sono sentita totalmente rappresentata come madre e "educatrice in progress".<br />
Tante cose le ho imparate da altri, tante me le invento, tante le faccio con il cuore, tante sono reazioni ai comportamenti del mio piccolo grande Topolo.<br />
Un anno fa in questo periodo le maestre al colloquio mi hanno fatto un piccolo "agguato". Che si, Tops era didatticamente intoccabile, velocità di apprendimento superiore alla norma, capacità logico-deduttive superiori alla sua età ma...<br />
Non ero nuovi ai "ma" delle maestre: si sono lamentate dalla prima elementare di una sua incapacità di gestire i tempi morti della classe e al mio tentativo di suggerire comportamenti correttivi davano risposte per me non accettabili (della serie "lasciatelo leggere, fatelo lavorare di più..." "eh brava, così va ancora più avanti degli altri, si deve abituare alla noia").<br />
Insomma mi aspettavo la solita solfa.<br />
E invece era una MA diverso: "...ma ha degli attacchi di rabbia che non riusciamo a gestire e temevano che a casa fosse successo qualcosa".<br />
Tralascio le 1000 domande fatte in quel momento e le risposte evasive ricevute, nonchè l'arrabbiatura dovuta al fatto che la cosa succedeva da un po' ma non era arrivata a casa (se c'è un problema convocami subito, non aspettare il colloquio!): questo purtroppo ho capito che fa parte dell'atteggiamento delle nostre insegnanti e quindi vado oltre.<br />
Oddio, più che oltre me ne sono tornata a casa. Piangendo per i sensi di colpa, per non aver visto segnali, perchè forse il mio atteggiamento nei suoi confronti, cattivo esempio... Chi è genitore, può capire.<br />
Non ci ho dormito la notte, ho parlato con chi poteva starmi vicino e aiutarmi a capire.<br />
Poi ecco lo scatto della mamma-tigre: basta piangersi addosso, documentiamoci!<br />
Ho letto blog, siti di psicologia infantile, ho scritto lettere, ho ricevuto risposte.<br />
Poi ho chiamato la Pediatra Adorata (che chiamo poco, ma c'è sempre quando abbiamo problemi). Solita risposta sua, breve ma centrata: "di' pure benvenuti agli ormoni". Cioè? Fase pre-puberale, mi dice. Cosa? a 8 anni e mezzo??? Si, mi dice, fosse stato più grande avremmo avuto altre cose da considerare, ma a questa età propendo per l'ormone in sviluppo.<br />
Ecco, non ero pronta. Ma quindi? Domani devo insegnarli a radersi i baffi?<br />
Metto giù il telefono: da un lato mi rasserena sapere che non devo fargli il test per il consumo delle droghe o affrontare un percorso di psicanalisi in cui potremmo scoprire che il cesareo gli ha lasciato un segno indelebile, dall'altro non so cosa fare.<br />
Faccio con la mente un salto indietro nel tempo a ricordare come ero alla sua età (no, io ero più grande di almeno 5 anni!) e in cosa non mi sentivo compresa: quello che io volevo era solo sfogarmi, quello che mi infastidiva di più era sentirmi dire "non devi arrabbiarti, non devi esser triste, non devi sentirti in questo modo".<br />
Io mi sentivo così, non riuscivo a sentirmi in maniera diversa. E mi sentivo in modo irrazionale, che non sapevo spiegare: mi veniva da piangere? dovevo sedermi per terra e piangere, punto!<br />
Ci tengo come sempre a dire che ho una famiglia meravigliosa, che siamo passati attraverso queste mie tempeste senza grossi danni, che in parte erano tempeste talmente interiori che nemmeno se ne accorgevano a casa.<br />
Comunque, forte di questi miei ricordi, ho scelto il mio percorso con lui: farlo parlare, fargli uscire le cose da dentro, non giudicarlo ma consigliare per il meglio.<br />
Non dire "non devi arrabbiarti" ma "capisco che sei arrabbiato, se riesci a spiegarmi perchè posso capire anche le tue ragioni, ma il modo in cui ti fai prendere dalla rabbia fa male prima di tutto a te e poi agli altri".<br />
Chi conosce Tops sa che il suo "sgranar d'occhi" è coinvolgente, a volte il marpione ne fa un'arma ma in questo caso - e nella maggioranza dei casi, sua innocenza - l'occhione aperto era sincero e desideroso di comprensione. Tant'è che dalla sgranata d'occhi al lacrimone con richiesta d'abbraccio il passo fu immediato.<br />
E così questa è la nostra filosofia emozionale: non giudicarci per ciò che proviamo, provare a spiegarci, provare a capirci e provare ad esprimerci al meglio.<br />
E come sempre, se vale per lui, vale anche per me. E anche io vivo meglio da quando le mie emozioni hanno lo spazio che meritano, pur rimanendo la "sanguigna schietta" che sono.<br />
<br />
Inutile dire che le maestre hanno notato il cambiamento, non era quello l'obiettivo. Ma continuiamo il nostro percorso di essere umani estremamente sensibili senza farci snaturare.<br />
Ed è solo questo il nostro obiettivo.Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-30091392523013555592015-09-08T00:05:00.000+02:002015-09-08T09:14:48.111+02:00PRIMA DI DORMIRE (O APPENA DOPO)Serata tranquilla, Topolo ha giocato con i Lego 5 minuti più del solito in cambio di un'andata a letto più veloce.<br />
Sono le 21, sono sul divano, scaldo i ferri che voglio finire un maglioncino perfetto per l'arietta settembrina, ho trovato un film su sky...<br />
Arriva il quasi-ragazzo piangendo, sconvolto... ok, abbiamo tolto un premolare dopo cena, forse sanguina ancora.<br />
"mamma mettimi in punizione" mi dice piangendo.<br />
"perchè?" (maglioncino mio aspettami, metto in pausa il film - viva il tasto "pausa" di mysky - e punto gli occhi su di lui).<br />
Allora, succede ogni tanto che dopo essere andato a letto si faccia travolgere da qualcosa successo durante la giornata che avrebbe dovuto raccontarmi ma ha scelto di tenere per sè. Poi, proprio prima del sonno, questi pensieri ritornano e non riesce a gestirli.<br />
Siamo in questa situazione.<br />
"perchè dico le parolacce"<br />
Ohmmmmmmm.<br />
Situazione difficile: le parolacce sono sbagliate, ma anche la mamma le dice. Quindi il "leading by example" è fuori discussione.<br />
Approfondiamo.<br />
"e quando le dici?"<br />
"al campus"<br />
Sta frequentando una settimana multisport in un centro sportivo, amici nuovi, alcuni più grandi, situazioni più difficili.<br />
Calma e gesso.<br />
"e cosa dici?" "eh... tipo 'scemo'..."<br />
"lo hai detto a qualcuno?" Questo è potenzialmente sbagliato, sono sicura.<br />
"ma no, quando sono con gli altri, così per dire..."<br />
OOOOOOCCHEIIII situazione circoscritta.<br />
Mamma-tigre mode on ma con creatività.<br />
Il Topolo nel frattempo non ha smesso di singhiozzare e nei miei secondi di riflessione si ripete a mo' di mantra "devimettermiinpunizione devimettermiinpunizione".<br />
Lo abbraccio fino a quando smette di singhiozzare.<br />
Poi lo guardo.<br />
"No, non ti metto in punizione"<br />
"Ma devi punirmi!"<br />
"Sono io la mamma, non puoi decidere tu"<br />
"ma ma ma..." Confusione.<br />
Chiarimento.<br />
"Le parolacce sono brutte, soprattutto in bocca ad un bambino. E' sbagliato dirle se non hai motivo per farlo e dirle ti porta a non farti voler bene dagli altri. E' per questo che ti chiedo di non dirle. Ma non posso punirti per questo, non avrai una punizione, avrai un compito: domani ti porti una penna e un blocchetto e, ogni volta che dirai una parolaccia, te la scriverai sul blocchetto. Poi domani sera rileggerai tutte le parolacce e sono sicura che non ti piacerà rileggerle. Forse proverai vergogna. E se proverai vergogna o non ti sarà piaciuto, il giorno dopo saprai da solo perchè devi controllarti."<br />
Topolo annuisce significativamente.<br />
Chiusura: "mi raccomando, però, mi fido di te: devi scriverle tutte".<br />
"Certo!"<br />
Si alza e fa per andarsene, alla fine del tappeto della sala si gira e dice "Sai, non riesco a dormire se faccio qualcosa di brutto e non te lo dico".<br />
Questa la registro, la scrivo e siete tutti testimoni: tra quattro o cinque anni userò questa sua stessa frase contro di lui!<br />
Ma nel frattempo è tutto risolto. Il quadernino e la penna sono già nello zaino.<br />
Fino alla prossima.<br />
Mi conforta sapere che non riesce a nascondermi le cose. Principalmente perchè crede nel superpotere delle mamme di sapere sempre tutto prima o poi e sa che se le cose le vengo a sapere da altri e non da lui l'ira funesta del pelide Achille è niente al confronto della mia.<br />
Ultima frase dal letto: "ma perchè quando ti dico queste cose non ti arrabbi e prima quando non ho portato via il piatto dalla tavola hai urlato?".<br />
Perchè scelgo oculatamente i miei investimenti.<br />
"DORMIIIII!"<br />
(Tasto play di MySky)Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-68573556871476335072015-08-06T21:00:00.000+02:002015-08-06T21:00:00.068+02:00COME HO FATTO DI MIO FIGLIO UN APPASSIONATO LETTORESpesso mi sento dire che sono fortunata ad avere un figlio che legge, che i coetanei per farli leggere bisogna legarli alla sedia o fare scenate, che è strano che un maschio (!?!?!!?) legga così tanto.<br />
E allora lo dico una volta per tutte: non sono fortunata, è stato fortunato lui a ritrovarsi una mamma lettrice (che ha alle spalle una famiglia di lettori).<br />
<br />
Preciso: siamo fortunati si, perchè TopoFede non ha avuto problemi di vista nella prima infanzia, <u>sono problemi seri che purtroppo non aiutano ad appassionarsi alla lettura</u>. Se fissare le lettere su una pagina ti fa venire il mal di testa, se le lettere si confondono davanti ai tuoi occhi, se fai fisicamente fatica diventa difficile appassionarsi.<br />
<br />
Topolo è nato mancino: è stato chiaro dal giorno in cui ha afferrato la prima cosa, quando ha imparato a camminare, quando per la prima volta ha guardato dentro un cannocchiale.<br />
Lo chiamano mancino "occhio-mano-piede" o mancinismo omogeneo spontaneo.<br />
Da quando è nato il suo approccio al mondo (e a me) è speculare al mio, che vivo con la parte destra del mio corpo il 99% delle esperienze sensoriali, cercando di far funzionare il cervello per intero.<br />
Quando mi resi conto del suo mancinismo, la mamma-tigre che c'è in me fece il primo dei tanti ruggiti. Da un lato ero preoccupata del fatto che fargli copiare i miei gesti sarebbe stato impossibile (persino per sbattere le uova lui fa una rotazione inversa alla mia) e dall'altra mi rendevo conto che il mondo - anche nelle piccole cose - non è fatto per i mancini. La chitarra per esempio.<br />
Suo padre è mancino ma scrive con la destra perchè lo hanno obbligato. Io ho sempre pensato prima della nascita di mio figlio che questo atteggiamento fosse abominevole, ma confesso di aver accarezzato l'idea di forzarlo dopo la sua nascita.<br />
Mi confrontai all'epoca con la pediatra.<br />
Fugando tutti i miei dubbi esistenziali, l'unica cosa su cui mi fece porre attenzione fu la dislessia (e disturbi simili). Le sue parole furono asettiche: "l'incidenza percentuale della dislessia nei mancini omogenei è più alta rispetto agli altri, è l'unica cosa su cui fare attenzione perchè, nel caso, prima te ne accorgi e prima si riesce ad aiutarlo nel modo giusto".<br />
Un'affermazione del genere detta ad una mamma-tigre comporta reazione immediata.<br />
Dapprima mi limitai ad osservarlo nei suoi gesti semplici, tipo il fatto che sfogliava i libri dal fondo e che interagiva prima con la pagina alla sua destra e poi con quella a sinistra.<br />
Poi agii.<br />
E iniziai a leggere non per lui ma insieme a lui.<br />
Me lo sedevo in braccio e sfogliavamo il libro insieme dall'inizio.<br />
Quando leggevo seguivo con il dito le parole scritte da sinistra verso destra.<br />
Tutti i giorni, in qualsiasi momento, ma soprattutto la sera prima di andare a dormire.<br />
Poi iniziò ad avvicinare le lettere - lette e scritte - e continuai ad obbligarlo a mostrarmi con le sue dita il senso della lettura. "ma devo proprio farlo?" "si!"<br />
Nel frattempo alla scuola d'infanzia gli insegnavano a scrivere e in accordo con le maestre - sante maestre Cristina e Daniela - la nostra preoccupazione era quella che la B avesse le due gobbe che puntavano a destra, non che il gesto della scrittura seguisse le stesse direzioni dei suoi compagni (alcuni libri di prescrittura purtroppo, ancora oggi, insegnano a scrivere seguendo un percorso che non è per mancini).<br />
Nella sua scuola esisteva anche un osservatorio per disturbi dell'apprendimento e gli specialisti alla fine dei tre anni concordavano sul fatto che non si ravvisavano segni di dislessia o disgrafia e che il Topolo aveva trovato il suo equilibrio mancino.<br />
Bene, potevo tirare fiato.<br />
Tirai fiato.<br />
Per scoprire che però lui la sera voleva continuare a leggere con me.<br />
E allora continuammo a leggere. Insieme.<br />
Ad entrare nelle librerie per scegliere i colori, le copertine e le storie che più ci attiravano.<br />
Poi cominciò a leggere da solo. Sempre prima di dormire, accoccolato nel lettone vicino a me, io con il mio libro, lui con il suo. E a dimenticarci insieme che era ora di addormentarsi.<br />
Ma i libri da dove vengono?<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjBMTFTiY1xolxYtLCL0z-xq7UACKtBFCYkjeb4I6zyKg0Fj_B4J_w9_9rrl4NbjGnUegmkxDUISlzE59IixQVqBd-zXx-KVvlJ2LDdYZD3KZXkMp_c-WnlkMng8Al_TGdUXfpLX1Jcto/s1600/Paolona+musona.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjBMTFTiY1xolxYtLCL0z-xq7UACKtBFCYkjeb4I6zyKg0Fj_B4J_w9_9rrl4NbjGnUegmkxDUISlzE59IixQVqBd-zXx-KVvlJ2LDdYZD3KZXkMp_c-WnlkMng8Al_TGdUXfpLX1Jcto/s200/Paolona+musona.jpg" width="148" /></a>La prima volta che lo lasciai da solo ad un evento del Festivaletteratura aveva 4 anni. L'autore da incontrare era <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Tony_Ross" target="_blank">Tony Ross</a> e ancora oggi il suo "Paolona Musona" è uno dei libri che Fede ricorda con maggior piacere. L'evento era all'aperto, lui era con la sua adorata cuginetta e io li osservavo da fuori, commossa di fronte alla loro totale attenzione (considerando poi che l'autore parlava in inglese e c'era pure la traduttrice).<br />
Poi vennero le avventure. I tanti Geronimo Stilton che gli facevo prendere in biblioteca perchè mi rifiutavo di comprarli, alternati a libri sui <a href="http://www.ibs.it/code/9788856617023/grazzani-roberta/bobbi-robot.html" target="_blank">robot</a>, sui <a href="http://www.ibs.it/code/9788838435959/dougherty-john/jack-acchiappamostri.html" target="_blank">mostri</a>, Peter Pan, Alice nel paese delle meraviglie.<br />
A metà della seconda elementare mi chiese di leggere Harry Potter e gli dissi di no, che era troppo piccolo per Harry. Insoddisfatto per il mio rifiuto, un giorno tornò a casa da scuola con il libro preso dalla biblioteca dicendo "la maestra non mi ha detto no". E chi sono io per andare contro alla maestra? Ci mise 3 mesi, ma riuscì nell'impresa.<br />
Andando indietro con i ricordi, mi rendo conto che io alla sua età i libri li divoravo. Ogni momento era buono per leggere una pagina, se ero da sola leggevo, se non mi piacevano i giochi che facevano gli amici tiravo fuori un libro (al limite dell'emarginazione sociale). Io, che nell'estate tra la prima e la seconda elementare imploravo mio padre per farmi accompagnare in biblioteca e fu proprio quell'estate che lessi l'edizione integrale di Pinocchio, facendomi per questo amare dalla bibliotecaria.<br />
Lui è meno patologico e il suo gusto per il leggere non sfocia nell'asocialità. Legge per curiosità, non per claustrofobia emotiva.<br />
<br />
Insomma, il seme cade sempre vicino alla pianta.<br />
Ma per crescere forte la pianta va coltivata.<br />
Partiamo per un viaggio? "Fede, che libro ti porti?"<br />
Mi dice che ha finito un libro? Gli chiedo di raccontarmelo (e intanto fa esercizio di sintesi ed esposizione mentre io mi godo la sua bella vocina).<br />
In cartella ha sempre qualcosa da leggere, per quando in classe ci sono tempi morti e magari deve aspettare che gli altri finiscano... e intanto non disturba.<br />
E io ho sempre un libro in borsa. E lui che chiede "cosa stai leggendo? di cosa parla?"<br />
E tanto tanto tanto di più.<br />
<br />
Possiamo concludere che Fede è un appassionato lettore.<br />
Perchè la lettura è un momento di quiete e relax. E c'è sempre il modo di avere un momento di quiete e relax durante la giornata.<br />
Perchè è un modo per stare insieme, per avere cose da raccontarsi.<br />
Per vivere le avventure che non si possono vivere altrimenti, per sognare ad occhi aperti e pensare che niente è impossibile.<br />
Perchè a casa nostra (e nelle case in cui ci spostiamo) i libri sono dappertutto e non sono mai abbastanza.<br />
Perchè prestare un libro ad un amico è un modo per avere qualcosa in comune.<br />
Perchè ci sono i libri, i fumetti, Focus Junior e i cataloghi Lego.<br />
Perchè se legge lui, leggo anche io e viceversa.<br />
<br />
Leggo io, legge lui.<br />
<br />
Non sono fortunata.<br />
L'ho aiutato a crescere, gli ho chiesto di condividere una passione, gli do' l'esempio.<br />
E' lui quello fortunato: vive in una casa, in una famiglia in cui si legge per tenere la mente accesa e il cuore aperto. In cui la scelta di un libro è un esercizio di libero arbitrio. E alla fine puoi dire liberamente "mi piace" o "non mi piace", basta che mi spieghi il perchè. E io posso essere d'accordo o no e ti dirò i miei perchè.<br />
E non ci neghiamo la tv, il tablet, i lego, i giochi con gli amici. Non rubiamo tempo a niente e facciamo tutto.<br />
Ecco, forse non disegniamo tanto perchè siamo due capre con la matita in mano.<br />
"Mamma, diventerò fumettista... ma quello che inventa le storie, non quello che le disegna".<br />
Amen!<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcHg0yvL6Ll1k94rvWh7nP5sz0ziHvFAKw_jXOzUlOqz9nUjFAwWZTxSnhshQtNv7XY7PLGTH5NXBcm6Df8MeBEYN4OBDw3sTObQoXa55XVzTSQwhH7MhiHh_Pjzg8bfvI5hRTm59MeZg/s1600/Fede+legge.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcHg0yvL6Ll1k94rvWh7nP5sz0ziHvFAKw_jXOzUlOqz9nUjFAwWZTxSnhshQtNv7XY7PLGTH5NXBcm6Df8MeBEYN4OBDw3sTObQoXa55XVzTSQwhH7MhiHh_Pjzg8bfvI5hRTm59MeZg/s320/Fede+legge.GIF" width="320" /></a></div>
<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-71096576288451036302015-04-29T21:30:00.000+02:002015-04-29T21:30:01.464+02:00ET DIEU CREA MAMAN...E diciamocelo: già fece un capolavoro creando la donna, ma quando la fece diventare madre superò sè stesso!<br />
<br />
Cronaca semi-seria di quest'ultima settimana...<br />
<br />
Capita che io debba assentarmi un paio di notti per lavoro, la nonna (mamma-bis) corre in aiuto e Fede per la scuola però deve andare più o meno in autogestione.<br />
Ma è tutto sotto controllo: sabato mattina lo affido al padre con consegne scolastiche relative.<br />
"Guarda che lunedì c'è la verifica di inglese, le cose le sa deve solo ripassare come si scrivono certe parole. E poi deve studiare storia, scienze e geografia. Sa fare da solo, si tratta solo di verificarglielo prima di lunedì." Il padre fa sì con la testa, per nulla rincuorata io guardo negli occhi il Topolo e gli dico "Mi raccomando!".<br />
Telefonata da fuori del lunedì alle 18: "mi ha interrogato in storia ma non ho saputo rispondere". Mi farfuglia una giustificazione (oddio, ha ragione lui... era una cosa che io avevo liquidato come esempio di un concetto e che per la maestra invece era da sapere...) ma dato che la maestra ci ha dato una possibilità per il prossimo lunedì non si scappa. "Stasera e tutte le sere da qui a lunedì prossimo studi storia dall'inizio!". Mamma cattiva, si, ma se deve essere lezione, che lezione sia.<br />
Rientro il martedì sfatta dalla trasferta con solo tanta voglia di riposare un po' che mercoledì ho un'altra giornata lunga. "Mamma, la maestra di inglese dice che ho sbagliato la verifica di inglese". Sgrano gli occhi, non ho la forza, giovedì c'è la seconda parte della verifica, guardo mia madre che ricambia il mio sguardo e mi dice silenziosamente "no, inglese non ce la posso fare". Riabbasso gli occhi sul Topolo che sta sempre aspettando una mia reazione... "ma cos'hai sbagliato?" "non lo so, dice che ho fatto tanti errori sui numeri ma io li sapevo".<br />
Calma e sangue freddo, prima ceniamo poi facciamo. Non c'è tempo per il divertimento, stasera si corre ai ripari: sul quadernino di casa gli faccio scrivere tutti i numeri da 1 a 20 e poi le decine e track che scopriamo subito che il 15 e il 40 non si scrivono così... Però gli altri li sa benissimo quindi non mi capacito...<br />
Pazienza, quando ci consegnerà la verifica lo capiremo, intanto scrivi 10 volte fifteen e 10 volte forty così non te lo dimentichi più.<br />
Già che ci siamo, ripassiamo tutti i vocaboli e le regole dall'inizio??? ECCHEDIVERTIMENTOOOO! Per me quanto meno, c'è di buono che per lui è solo un modo per chiacchierare con me e quindi si fa venire la voglia.<br />
Il mercoledì mattina distribuisco compiti per la giornata "mentre vai a scuola ripeti alla nonna il mito dell'origine del mondo e la teoria del Big Bang e quando torni a casa traduci le frasi che ti ho lasciato sul quadernino, scrivi i giorni della settimana e poi quando arrivo io verso le otto e mezza prima di andare a letto ripassiamo ancora". Torno a casa alle 20.30 e si fa quello che avevo promesso.<br />
Giovedì sera... dopo l'ennesimo ripasso di storia - a cui abbiamo aggiunto anche geografia e scienze - ci guardiamo "the sing off"... io ne ho bisogno!<br />
Venerdì pomeriggio: tutti in piscina (io e lui) e poi pizza in casa... ve lo devo dire che la pasta per la pizza l'ho preparata alle 5 di questa mattina?<br />
Sabato mattina: compiti... "mamma non ci hanno dato il quaderno di matematica!". Prima di inveire contro di lui, veloce sms a mamma di classe solidale che mi conferma il problema. Decidiamo a stretto giro di whatsup di usare fogli volanti da inserire lunedì nel quaderno. E nel frattempo? Topolo l'ho mandato a studiare tutto quello che deve studiare.<br />
Pranzo fuori, compro le scarpe per me dopo 2 settimane che ero senza tacco e facevo ciak ciak per l'ufficio. No, non ne ho un solo paio ma quelle che uso prevalentemente in ufficio sono quelle che mi permettono di fare le corse con i tacchi anche se piove e i marciapiedi di Milano diventano scivolosi.<br />
Tutti in piazza Castello che si fa l'Albero di Natale con i Legoooooo. No amore, mamma non entra, ti guardo da fuori. Si però poi mi rompo a guardarti da fuori... possiamo andare che son 2 ore che sono qui in piedi al freddo???<br />
Spesa, già che ci sono facciamo la focaccia stasera? Se non ti va, te la mangi lo stesso perchè l'ho messa a lievitare questa mattina e quello c'è.<br />
Prima di cena? Ripassino veloce di storia dai. Poi però film senza pensieri.<br />
Domenica mattina? Suona sempre la sveglia in casa nostra, perfino per la messa delle 10 che essendo dedicata ai bambini non possiamo mancare. Oddio no, siamo in Avvento dobbiamo arrivare anche prima... sbrigati!!! "ma neanche la domenica posso fare con calma?".<br />
No. Benvenuto nella vita.<br />
E prima di pranzo? Dai, ripassa geografia, si lo so che è per martedì, ma lunedì pomeriggio c'è il catechismo, torni tardi e devi fare i compiti di inglese.<br />
Io intanto preparo le tagliatelle che faccio alla svelta e con il mattarello mi faccio pure i bicipiti.<br />
<br />
Fermi tutti! Dopo pranzo ci sono le partite! E la mamma si butta sul divano e si riposa!<br />
Aspetta però che prima faccio partire una lavatrice così quando finisce la partita stendo...<br />
Si, tu gioca con i tuoi adorati Lego che te lo meriti. Si si, li puoi portare tutti in salotto. Quando mi sveglio ricordami solo che non posso muovermi sul tappeto senza ciabatte.<br />
Ma come? E' già ora di cena? Hai fatto la doccia? Si si, poi mangiamo i toast (non ho la forza di fare altro).<br />
<br />
E' domenica sera, sono stanca... Meno male che domani vado in ufficio!<br />
<br />
E diciamocelo, quando Dio ha creato la mamma ha fatto cosa buona e giusta, però poteva anche dotarla di batteria ricaricabile!Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-72031753615082289612015-04-28T21:30:00.000+02:002015-04-28T21:30:00.529+02:00(NON) AMORE<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ieri
TopoFede ha assistito ad un momento di vita terribile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il papà di
una sua compagna di classe ha tentato di portarla via alla madre all’uscita da
scuola.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Non parlo di
ragioni dei singoli, non voglio esprimere giudizi, è una separazione difficile
e per motivi profondamente tristi ma i tribunali si stanno già occupando di
questo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Voglio
parlare dei fatti a cui mio figlio ha assistito. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ha visto
gesti violenti nei confronti della madre della bambina, ha visto reazioni
inconsulte da parte di un padre… fortunatamente ha visto anche tanti altri
adulti fare cordone attorno alla bimba per proteggerla fino all’arrivo della
polizia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Come ti sei
sentito?”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Ho avuto
paura”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E io sono
arrabbiata perché non posso proteggerlo dalla paura. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“E cos’hai
fatto?”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Insieme a X
e Y, siamo stati vicino a Lei (la bimba “oggetto” del contendere) e l’abbiamo
portata lontana mentre la Tata insieme agli altri adulti calmavano suo papà”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E io sono
fiera di lui perché non ha pensato solo alla sua paura ma a far parte del
gruppo che nel gesto comune ha tentato di porre rimedio alla situazione che si
era generata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“… però mamma
non ne voglio più parlare” <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E invece no,
ne parleremo ancora. Anzi, ne parliamo ancora.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Ma cosa ti
ha spaventato?” <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“… insomma,
lui è il suo papà e voleva far del male alla sua mamma e anche a Lei”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Hai ragione:
l’amore di un papà dovrebbe essere protettivo, non violento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Cosa pensi
che sia successo?” “Il suo papà è molto arrabbiato”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“e quindi se
è arrabbiato è giusto che sia violento?” “no, quello no… ma perché non lo
chiede con il suo avvocato?”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Ed eccolo
qua il piccolo uomo, quello che sa che a volte le mamme e i papà si parlano
tramite gli avvocati. Quello che sa che ci si può arrabbiare ma non fino a far
del male al tuo stesso figlio o a sua madre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Quello che
un giorno mi ha chiesto di non litigare più con il suo papà perché lui ci
rimaneva male e io e suo padre abbiamo obbedito (e non solo di fronte a lui). Perchè entrambi amavano lui più di quanto ci piacesse litigare tra di noi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
HO AVUTO
PAURA.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E quanta
paura avrà avuto e avrà ancora quella bimba che ha visto suo padre così?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
E quanti ce
ne sono di bimbi che hanno paura per lo stesso motivo?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Perché in
tanti casi bisogna aspettare che succeda qualcosa di brutto prima di fare
qualcosa? Perché abbiamo bisogno delle vittime e non possiamo prevenire?<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Tante,
troppe domande senza risposta. Non ne avranno stasera e nemmeno domani. Ma che
sia possibile un giorno fare qualcosa e non solo aspettare che accada il peggio e pensare "che brutto il mondo in cui viviamo".<o:p></o:p></div>
Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-40596700994261608932015-03-04T21:00:00.000+01:002015-04-28T14:31:40.140+02:00IL BELLO DELLA VITATopolo è sereno.<br />
Non è una cosa che dico con leggerezza, anche lui ha i suoi alti e bassi aggravati dal fatto che nonostante i suoi 9 anni scarsi ha una sensibilità che nei periodi peggiori sfocia in fragilità e che si esprime principalmente quando la sua mamma-scudo non c'è. In modo pessimo, sempre. E inaspettato, anche per lui.<br />
Ma è dallo scorso Natale che vive in una dimensione particolarmente positiva, nell'ultimo mese poi il filotto festa di carnevale-tanti weekend con mamma-tanti bei voti a scuola-la raccolta delle figurine dei calciatori come i suoi compagni-la gita a Torino-la zia+cugina che passano la giornata con noi a Milano nei luoghi che lui sceglie-la nonna che viene a trovarci lo hanno messo in una buonissima condizione.<br />
Si vede fuori e si vede a casa.<br />
<br />
Perchè se è sereno accetta di crescere.<br />
Quando si sente fragile lo rifiuta.<br />
<br />
Crescere in questo momento per lui significa "faccio io", che non è il "faccio da solo" dei 3-5 anni che ti si incastra sempre quando hai fretta, quando non puoi permettergli di fare da solo, quando fare da solo significa che poi tu devi pulire e mettere a posto.<br />
E' un "faccio io" a valore aggiunto.<br />
"Ti devo guardare i compiti?" "No, mamma stai tranquilla".<br />
"Ti aiuto a ripassare geografia?" "No no, ho già fatto" (e mi torna a casa con un "molto preparato" che lo inorgoglisce a dismisura perchè è tutto suo).<br />
"Fede, non mi sento bene, ti dispiace se mi metto sul divano?" "No no, quando finisco di mangiare vengo a farti compagnia"e naturalmente prima di raggiungermi sparecchia.<br />
"Io preparo la pizza, tu occupati delle borse della piscina" "Va bene, faccio anche la lavatrice?".<br />
"Nonna, la so io la strada, non preoccuparti".<br />
<br />
Ogni risposta così a me stringe il cuore. E' come se lo vedessi a poco a poco corrodere il vero "cordone ombelicale" che ci unisce da quando è nato.<br />
Ma dato che il periodo è buono, spingo sull'acceleratore.<br />
Gli ho tolto la sponda del letto (non ne aveva bisogno da mo' ma rifiutava di toglierla e il fatto che fosse montata nel lettino scoraggiava me); in cambio diventa più facile sdraiarmi accanto a lui per coccole e confidenze. E tirarlo giù dal letto la mattina!<br />
Per attraversare la strada comanda lui, io mi fermo sul marciapiede e aspetto.<br />
La luce prima di dormire la spegne lui quando ha finito di leggere.<br />
<br />
E ogni tanto mi fermo ad osservarlo: chi è questo "uomino"? Che fine ha fatto il mio bambino?<br />
<br />
Naturalmente la strada da fare è ancora lunga, ma io - che fino a ieri ero preoccupata per la sua autostima e indipendenza - comincio un po' a tirare fiato, a vedere i primi risultati di un percorso.<br />
Intendiamoci, non è pronto ad uscire di casa anzi, in questo momento quando si pensa grande mi chiede "ma tu dove sarai?".<br />
E continua ad avere le sue paturnie, le sue paure, la sua voglia di giocare sempre e comunque.<br />
E continua a sorridere nel cuore della notte quando gli lascio una carezza e un bacio, proprio come faceva da neonato.<br />
"Te ne do abbastanza di baci secondo te?" e mi sorride con la faccia di un gatto che fa le fusa.<br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: inherit;"><span style="line-height: 20px;">"Slipping through my fingers all the time</span></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">I try to capture every minute</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">The feeling in it</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">Slipping through my fingers all the time</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">Do I really see what's in his mind</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">Each time I think I'm close to know it</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: inherit; line-height: 20px;">He keeps on growing</span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 20px;">Sometimes I wish that I could freeze the picture</span></span></span><br />
<span style="background-color: white; line-height: 20px;"><span style="font-family: inherit;">And save it from the funny tricks of time</span></span><span style="background-color: white; font-family: inherit;"><span style="line-height: 20px;">"</span></span><br />
<br />
Faccio le mie fotografie, le salvo in cloud e nell'archivio dell'anima.<br />
<br />
P.S. C'è un motivo se non riesco a vedere "Mamma mia" più di una volta all'anno...Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-82987454422585729362015-01-22T19:30:00.000+01:002015-01-22T19:30:01.860+01:00SANT'ANTONI CHISOLER..."...S'at fè mia al chisol at ven so 'l graner"<br />
Ogni anno il 17 di gennaio ho due appuntamenti importanti: il compleanno del cognato e il chisol.<br />
Si, perchè ogni anno mi alzo, mi rendo conto che è il 17 di gennaio e sento nella testa la voce della nonna Dina che mi dice questa cosa in dialetto mantovano.<br />
A far proprio le pulci, ho scoperto nel tempo che il chisol mantovano non è proprio quello che faccio io, ma è salato (versione magnum della "chisolina" o schiacciatina) oppure neutro con l'uva passa.<br />
Quello che faccio io e che fa parte dei dolci ricordi della mia infanzia sembra invece più una tradizione della provincia bresciana, ma tant'è: la mia nonna lo faceva dolce e a conti fatti è una delle poche torte che adoro.<br />
<br />
Non sono la cuoca più brava del mondo. Mio figlio pensa di sì ma semplicemente perchè ho dovuto adattare totalmente la mia cucina ai suoi gusti (e quindi non-cucinare, assemblare materie prime in modo semplice).<br />
E diciamolo, mi imbarazza sentirmi dire dalla maestra "Federico a scuola non mangia perchè dice che sua madre cucina meglio" essendo consapevole delle mie lacune in materia.<br />
Anche se forse a cucinare meglio di Mi-lano Ri-storazione ci vuole veramente poco...<br />
<br />
Comunque, il mio chisol piace.<br />
E allora vi regalo la ricetta.<br />
<br />
150 gr di burro (niente alternative salutiste, o si fa o non si fa)<br />
170 gr di zucchero<br />
3 uova<br />
350 gr di farina 00<br />
50 gr di fecola (si può anche arrivare a 70 gr ma scendere a quel punto a 330 di farina)<br />
1 bustina di lievito (io uso il Paneangeli, altrimenti che tradizione sarebbe)<br />
1 pizzico di sale<br />
1 pizzico di bicarbonato<br />
latte intero q.b.<br />
<br />
Tiro fuori il burro una mezz'ora prima così da farlo ammorbidire.<br />
E intanto accendo il forno a 175°.<br />
<br />
Mescolo le uova con lo zucchero con il robot da cucina così da montarle un po'.<br />
<br />
A parte con il setaccio mescolo le "polveri": farina, fecola, lievito, sale e bicarbonato.<br />
Una volta setacciate le aggiungo nel robot continuando a mescolare a velocità minima (altrimenti il motore si fa male...) e aggiungo il burro a fiocchi fatti con le dita senza fermare, un pezzetto per volta.<br />
<br />
Spengo, lascio riposare per 2 minuti, poi riaccendo e aggiungo il latte a filo fino a quando il robot "non fa più fatica", fino a quando l'impasto è cremoso ma ancora sodo, non troppo liquido.<br />
A questo punto lascio tutto a riposare mentre imburro e infarino per bene la teglia.<br />
Tra i miei acquisti futuri c'è sicuramente un <a href="http://www.pentoleagnellishop.it/Store/tabid/88/ProdID/1427/Language/it-IT/FORNETTO_PER_DOLCI.aspx" target="_blank">fornetto agnelli</a>, al momento uso una normalissima teglia da forno per ciambelle e il forno.<br />
Non lesinare mai su burro e farina per la teglia, pena il mancato distacco dalla forma una volta cotto!<br />
<br />
Verso il composto nella teglia cercando di livellarlo il più possibile mentre lo distribuisco. Se non ci riuscite, lasciatelo lì per un po' che grazie alla fisica si livella da solo (se non lo fa, è troppo denso).<br />
<br />
La cosa buona del chisol di mia nonna era la crosta, che nessuno in casa poteva "sbecolare" (ovvero smangiucchiare lasciando agli altri la parte sottostante) tranne mio padre. A casa mia questo privilegio non è concesso nemmeno al Topolo, invece.<br />
Comunque, per fare la crosta basta distribuire sul composto già in teglia dello zucchero, un piccolo velo su tutta la superficie. Niente spennellamenti, niente di niente, fa tutto da sola.<br />
Se invece preferite, potete utilizzare la granella di zucchero (versione preferita da Topofede).<br />
<br />
Nel mio forno cuoce a 175° per 40 minuti più 5 a forno spento e portellone semiaperto per farlo asciugare un po' di più. In ogni caso, verificate sempre la cottura interna con uno stuzzicadente (io uso quelli da spiedino per controllare bene il fondo).<br />
<br />
A piacere si può aggiungere la vanillina, la scorza di limone grattugiata, un po' di rum nell'impasto per farlo più aromatizzato, a noi va bene già così.<br />
<br />
Il risultato? Questo!<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9CMgYgTZsmwOIKxUcgpbOlmZ_JLIlM7-2XvTNXqL_KuoDm3Qsc7xq47SR3mHPp9Y1jpWhn-XnD82JvEuXEPWlFsUUXs945tLbZq5FGIqKbFLJi7ftp7p7O8CsRL2EUzHr_QpNwkBURdo/s1600/chisol.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9CMgYgTZsmwOIKxUcgpbOlmZ_JLIlM7-2XvTNXqL_KuoDm3Qsc7xq47SR3mHPp9Y1jpWhn-XnD82JvEuXEPWlFsUUXs945tLbZq5FGIqKbFLJi7ftp7p7O8CsRL2EUzHr_QpNwkBURdo/s1600/chisol.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<br />
A questo punto, essendo secco, si accompagna bene "pociato" in liquidi differenti a seconda dell'età o dei momenti della giornata.<br />
In particolare nel latte e nel lambrusco. Ai palati più nobili piace con il malvasia, ma io son contadina dentro e il malvasia lo trovo troppo dolce.<br />
<br />
Ha anche la caratteristica di fare tante briciole... da consumarsi consolatoriamente dopo che qualcuno prima di voi si è mangiato l'ultima fetta, a mo' di muesli (e anche qui, latte o lambrusco, fate voi!)<br />
<br />
Che dire ancora? E' la torta più facile del mondo, a prova di cuoca inetta (vale a dire, la sottoscritta).Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-47813408579934749122014-11-06T22:05:00.000+01:002014-11-06T23:00:53.159+01:00STUDIARE (?!?!?) SCIENZE (O STORIA O GEOGRAFIA)Classe terza, nuove sfide.<br />
Ci sono i compiti tutti i giorni (ma su quelli c'è molta autonomia e le maestre non sono poi così cattive) e poi c'è da studiare.<br />
E non è per niente facile studiare.<br />
Per il Topolo però è facile leggere e questo - sembrerà assurdo - è quasi un problema.<br />
Si, perchè lui legge (pure velocemente) poi arriva e dice "ho studiato".<br />
Alla terza arrabbiatura con la voce che toccava gli ultrasuoni, e quindi lui non mi sentiva più ma il cane della vicina abbaiava a più non posso, ho realizzato che ancora una volta si trattava di fargli capire in un modo che potesse capire.<br />
Dopo il successo del "metodo tabelline", mi ritrovo a pensare ancora una volta fuori dagli schemi.<br />
Analizziamo la questione: lui legge e capisce e questo è già mezzo lavoro fatto. Però ci sono da imparare delle parole nuove e soprattutto la gestione dell'interrogazione con ansia e imbarazzo relativo.<br />
Per la questione parole nuove, Santa Lucia un paio di anni fa aveva gentilmente portato un vocabolario per i bambini ("E' lo stesso che ha la maestra" mi cinguetta il Topolo, ottimo così possiamo fidarci di quello che dice il vocabolario...) e adesso che l'ordine alfabetico non è più un dramma, il ragazzo ci si affida volentieri, perdendosi ogni tanto nelle pagine a leggere di parole nuove, così come faceva tanto volentieri la sua mamma alla stessa età. Che bella questa sensazione!<br />
Poi affrontiamo il discorso "parole chiave", che devi proprio usare quelle lì e non le puoi cambiare.<br />
Individuate, si sottolineano e si memorizzano pedissequamente (foglia, margine, nervatura, picciolo...).<br />
A questo punto viene il bello.<br />
"Mamma ho studiato, me lo provi?"<br />
"No, ne riparliamo tra un paio d'ore"<br />
"Ma poi me lo dimentico"<br />
E bravo... è proprio lì la questione. "Se pensi di potertelo dimenticare, studia ancora"<br />
Il ragazzo si rifugia nella cameretta dove lo confino a studiare, dopo aver messo un muso che lascia la scia, tipo bava di lumaca, dalla sala. Rifuggo il senso di colpa di lasciarlo solo di fronte ad uno scoglio che gli sembra insormontabile. Abbiamo tempo.<br />
Dopo una ventina di minuti, colpita dal silenzio che regna in cameretta, mi appropinquo alla porta senza palesarmi.<br />
Lo sento che sta sommessamente ripetendo le due paginette di scienze.<br />
Dentro di me sono orgogliosa: il messaggio è passato. Ma sono anche incuriosita... è stato quasi troppo facile.<br />
Butto dentro la testa facendo meno rumore possibile perchè non voglio interromperlo.<br />
La scena è questa: è seduto sul letto, guarda verso la testiera, il libro è aperto dietro di lui, ma la cosa più bella è davanti a lui.<br />
Ha tirato fuori tutti i peluche (non li conto!) e sta insegnando loro la lezione come se fosse il maestro. Li guarda con intenzione, bello convinto. Ogni tanto si gira verso il quaderno e controlla di aver detto tutto per bene. E poi ricomincia.<br />
E proprio durante uno di quei "giramenti di testa", mi intravede sulla porta. Io resto in silenzio, lui mi fa un sorriso complice.<br />
Ho capito che hai capito.<br />
Mi muovo dalla porta e lo lascio solo con i tuoi peluches. Torno in sala con la sensazione che pur non avendo fatto niente, ho fatto la cosa giusta. Questa volta ha trovato da solo il modo di fare quello che deve fare in una dimensione di gioco.<br />
Me lo conferma dopo 10 minuti: "mamma ho giocato a fare il maestro"<br />
E' tutto qui.<br />
Per premio, prendo tutti i peluche e li butto in lavatrice. Se devono proprio andare a scuola anche loro, è giusto che siano puliti e profumati.<br />
"Mamma, me la provi?"<br />
"No, te la provo dopo pranzo"<br />
"Va bene"<br />
Quando si dice sentirsi sicuri...<br />
<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-39080160960602983232014-10-02T19:00:00.000+02:002014-10-02T19:00:00.303+02:00TORNARE A SCUOLA: LE TABELLINENon essendo wife, non posso definirmi "desperate housewife", ma essendo mamma decido di attribuirmi il titolo di mamma disperata.<br />
<br />
Di quelle che fanno il conto alla rovescia dal primo giorno di scuola per intenderci.<br />
<br />
Razionalmente ogni anno mi dico che sono una sciocca a preoccuparmi così tanto, in fondo TopoFede ha risorse personali sufficienti per cavarsela egregiamente da solo. Me lo ha dimostrato anche durante le vacanze estive gestendosi in completa autonomia i compiti e leggendo quanto consigliato e oltre senza nessuna costrizione, anzi!<br />
<br />
Comincio a sentire i rumori di fondo... "fortunata te", "il mio fa una fatica...", "noi siamo andati a scuola con metà del libro da fare".<br />
<br />
Poi però la scuola comincia e così i miei patemi.<br />
Che sono soprattutto legati al fatto di sentire su di me (in quanto purtroppo la scuola pubblica è carente in questo) la responsabilità di insegnarli a fare leva sulle sue capacità innate, a portarle al massimo livello attraverso l'impegno e la pratica, a sfruttare quel potenziale inespresso oltre a quanto pedissequamente richiesto dai compiti.<br />
Naturalmente nel rispetto del suo essere un bambino di 8 anni, mica lo faccio studiare fino a mezzanotte.<br />
<br />
La scuola è iniziata con un clima di lassismo tipico da maschio di 8 anni che ha corso in lungo e in largo per tutta l'estate, cosa che non solo la mamma consente ma consiglia e stimola nei mesi estivi. Se uno si impegna deve avere un premio, lo penso a 360 gradi.<br />
Lui si impegna a scuola e il premio è la libertà assoluta dal 7 giugno all'11 settembre (sempre senza dimenticare i compiti che lui ha imparato a collocare nell'oretta pomeridiana in cui i nonni o la mamma riposano).<br />
Detto ciò, è faticoso per entrambi riprendere le regole e i ritmi scolastici. I quaderni sono pieni di errori di distrazione che la maestra non manca di sottolineare e che - conoscendo il Topo-polletto - tendo ad accettare per le prime 2 settimane.<br />
Poi mi scatta.<br />
<br />
Quest'anno è scattata con la prova d'ingresso di matematica.<br />
E il commento in calce della maestra che dice "esatta l'operazione di calcolo, errato il risultato: ripassa le tabelline".<br />
SDENG!<br />
Appena terminata di leggere la frase mi giro verso di lui e gli dico "scusa, da quando in qua 8x8 fa 94? quanto meno dovresti sapere che la tabellina dell'8 non va oltre l'80".<br />
Il meccanismo difensivo del Topolo di fronte al rimprovero consiste nella "sgranata di occhi à la mode del gatto degli stivali di Shrek". E gli viene un gran bene dato che la natura (e i geni paterni) lo hanno dotato di occhioni nocciola e lunghe ciglia scure.<br />
Ma a me è scattata.<br />
Insomma, dopo un anno ad impare tutte le tabelline, ripassarle ogni sera, cercare ogni mezzo per favorire la memorizzazione (ci sono le canzoncine su YouTube, se vi interessa) alla prova d'ingresso mi sbagli la tabellina?<br />
Replica: "ma l'operazione era giusta!".<br />
Risposta: "a maggior ragione, hai fatto un errore solo perchè ci hai messo mezza testa... (aggiungiamo carico da 90, con una dose di drammaticità inutile per il ragionamento ma efficace per colpire il suo immaginario) cosa succede se il dottore mentre ti sta dando la medicina ci mette mezza testa?". La risposta rimane sospesa nell'aria, il pensiero c'è, capisce la "gravità" della situazione.<br />
Ma non sono persona da rimproverare e basta, si passa al piano d'azione.<br />
Mi rendo conto che in realtà tra quanto studiato lo scorso anno e quanto richiesto dal programma di quest'anno c'è uno step da fare: passare dalla memorizzazione sequenziale alla prontezza di risposta.<br />
La prima settimana si ripassano tutte le tabelline come le ha imparate in seconda e mi rendo conto che in realtà ci siamo.<br />
Il problema diventa quindi trovare il modo di fare il passaggio di apprendimento.<br />
Pensa che ti ripensa (perchè - mi ripeto - la scuola è carente in questo) ho trovato la nostra strategia.<br />
Abolita la tavola pitagorica e il tubò che lo scorso anno tanto ci avevano incuriosito e aiutato, il mio "thinking out of the box" mi porta in realtà a focalizzarmi su un "box".<br />
Un urna, una vaschetta da pesce rosso, un contenitore ikea.<br />
E in questo contenitore finiscono le tabelline fatte a pezzetti: tanti foglietti, ognuno dei quali riporta un calcolo senza il risultato.<br />
E ogni sera mentre la mamma prepara la cena si gioca: TopoFede pesca 10 foglietti, li apre uno ad uno, mi dice il calcolo richiesto e il relativo risultato, se sbaglia ne pesca un altro. Se li fa tutti giusti, la cena si conclude con un gianduiotto Gobino!<br />
Tra il meccanismo stile tombola, la rapidità del giochino, il fatto di farlo insieme e la golosità del premio riservato al pieno successo, in una settimana già le cose sono cambiate. Ma continuiamo a farlo.<br />
E adesso che per inglese deve studiare i numeri da 1 a 100, si aggiunge al calcolo anche la difficoltà di rispondere in inglese (con relativo spelling)... trucchetti da "desperate mum".<br />
Che però ha raggiunto lo scopo: studiare con relativo divertimento qualcosa di apparentemente noioso.<br />
<br />
Volete sapere come stiamo imparando a studiare? Ve lo racconterò!<br />
<br />
P.S. Il Topolo lo ha raccontato alla maestra di matematica. Che lo ha immediatamente adottato come metodo per la classe. Peccato che non sia venuto in mente prima a lei... Le riconosco però il merito di aver trovato lo scorso anno le canzoncine per prima!Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-84361902861221258782014-07-31T21:57:00.002+02:002014-07-31T21:57:59.435+02:00A ZONZO CON GLI OCCHI DEI BAMBINI[Per il rotto della cuffia il post di luglio...]<br />
<br />
Noi siamo già andati in vacanza!<br />
In questa strana estate siamo stati così fortunati da beccare l'unica settimana con il sole, la prima di due trascorse, come da qualche anno, a Torre del Lago.<br />
Bello il mare? Ne ho visti di più belli, ma ci sono talmente tanti altri motivi che ci spingono a tornare lì ogni anno che alla fine il mare è l'ultimo della lista.<br />
<br />
Dicevo, la prima settimana ce la siamo goduta in spiaggia: caldo non eccessivo, sole presente ma non aggressivo (io sono persino arrivata a FP6 al quarto giorno), mare mosso con i cavalloni che ci si divertiva con niente... si stava proprio bene.<br />
La prima settimana.<br />
Poi il lunedì della seconda ha cominciato a rannuvolarsi.<br />
E a fare freddo.<br />
E a piovere.<br />
Dopo anni che tenevo nel cassetto il piano B per esorcizzare il maltempo e i malanni che potessero tenerci lontano dalla spiaggia, quest'anno mi è toccato rispolverarlo.<br />
In fin dei conti siamo in Versilia: Pisa, Lucca, Collodi, Altopascio, Vinci, con il treno volendo si arriva anche a Firenze! Da dove cominciamo?<br />
Mi affido ai consulenti locali e decido: domani si va a Lucca.<br />
Non vi dirò quanto è bella Lucca: vale la pena andare fin lì per apprezzarla secondo i propri gusti.<br />
<br />
Io per esempio l'ho gustata in modo particolare.<br />
<br />
Partiamo con calma, verso le 11 che non abbiamo fretta (e poi piove, lasciamo dormire la creatura), ci bardiamo con i nostri k-way, niente ombrello che mi da' fastidio, pronti, via.<br />
Al nostro arrivo facciamo colazione (è quasi mezzogiorno, ma siamo in vacanzaaaaaaa), poi passiamo le mura ed entriamo in città.<br />
Prima cosa: a naso - seguendo il profumo della buona musica - arrivo alla piazza del Lucca Summer Festival.<br />
Momento di estasi, quasi da Sindrome di Stendhal, sento tutti i grandi che hanno suonato in quella piazza... e che io non ho visto, compreso il futuro concerto di Stevie Wonder che quando ho cominciato a pensare al come erano già finiti i biglietti. Anche il Topolo percepisce la grandezza del momento: il palco è davvero grande e così vicino. Stare lì per un concerto dev'essere da brivido. Vabbè, tirem innanz.<br />
Riesco ad arrivare a via Fillungo, la via dello shopping lucchese, Topolo da' segni di insofferenza.<br />
Lo invito a guardare il cielo che per un attimo è diventato blu e gli mostro l'imponenza delle torri sfidandolo a salire in cima alla più alta. "Dai mamma, tu soffri di vertigini".<br />
Continuiamo a camminare guardando piccoli angoli curiosi.<br />
"Mamma sono stanco"<br />
"Riempiti gli occhi di bellezza e ti passa la stanchezza"<br />
Mi guarda con un'espressione posata, poi decide che questa cosa gli piace e andiamo avanti. Però capisco che non si sente coinvolto, colpa mia: non sono abbastanza preparata per raccontargli storie ed è troppo piccolo ancora per apprezzare l'architettura di per sè.<br />
Ma in via Fillungo ci sono due sorprese per noi.<br />
La prima si chiama Museo della Tortura. L'età di TopoFede è quella in cui lo splatter attira, solo a vedere l'insegna gli si illuminano gli occhi. Ahimè è chiuso per l'ora di pranzo, riapre dopo. Faccino deluso, mamma supportiva: "Dai, intanto andiamo a mangiare e poi torniamo".<br />
"Io non ho fame."<br />
"Io si, quindi ci sediamo da qualche parte a far mangiare la mamma".<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWyIqvNTjoXTSnG8JISsQKjt4ayVEH5K2723KihPNvVHciPqpnp_rCizReVjhG9fOU58QJWOPFL8YcZs_BVvQfHiNqB_cgCF-fqehwmzYgxPfvjoXwAWMXVGCYtlAOlPKC4BpX-17EfhI/s1600/Fede+a+Lucca.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWyIqvNTjoXTSnG8JISsQKjt4ayVEH5K2723KihPNvVHciPqpnp_rCizReVjhG9fOU58QJWOPFL8YcZs_BVvQfHiNqB_cgCF-fqehwmzYgxPfvjoXwAWMXVGCYtlAOlPKC4BpX-17EfhI/s1600/Fede+a+Lucca.jpg" height="320" width="240" /></a>Torniamo sui nostri passi in via Fillungo e con la coda dell'occhio vedo in una vetrina una guida di Lucca per bambini. Mi scatta il clic, ma prima voglio capire se è una cosa seria. Entriamo, lui si tuffa sullo scaffale dei libri per ragazzi, io anche ma diretta al libro. Lo sfoglio: è la storia di un nonno che porta a spasso i nipoti per Lucca. Lo prendo.<br />
Usciamo mentre lui sta ancora protestando per non avergli preso niente che gli piacesse. Gli dico "Fidati" e lo trascino. In una piazzetta carina e silenziosa troviamo un bar per un panino. Mentre aspettiamo, io prendo in mano il libro, lui sfoglia la Gazzetta per leggere dei Mondiali (ma lo sai che hai solo 8 anni???), tenta di aggiornarmi su Messi&Co. ma nota che sono concentrata e mi chiede "posso leggerlo?"<br />
"Certo, l'ho preso per te"<br />
"Parla di Lucca"<br />
"Si e di un nonno che porta in giro i suoi nipoti per raccontargli le cose della città."<br />
Non passano più di 5 minuti e l'ho già perso. Ha l'aria concentrata, riposa il corpo e accende il cervello: fa sempre così.<br />
Quando arrivano i panini è già conquistato. "Mamma, poi ti dico io dove andare"<br />
Ho fatto gol.<br />
E così le ore successive passano davvero in un lampo. Al punto che mentre torniamo alla macchina mi dice "Torniamo domani e ci portiamo anche Sofia (l'amichetta lasciata a casa)?".<br />
Lucca l'ha conquistato, è diventata grazie a quel libro una città con una storia che lui può vivere da dentro. Non smette di parlare, non si separa dal libro. Legge e rilegge delle cose che abbiamo visto.<br />
Io sono davvero felice: ha costruito la sua emozione e la ricorderà anche da grande.<br />
<br />
Mi spiazza la sera dicendomi "Quando andiamo a Firenze?". Gli rispondo che vorrei avere più tempo per visitare Firenze e poi dovremmo andare anche a Venezia. E nell'intimo mi viene l'angoscia della preparazione spirituale del viaggio: come posso fare a renderlo interessante come Lucca?<br />
<br />
Al mio ritorno a Milano scopro che esistono delle guide turistiche dedicate ai bambini, anche una di Milano per adulti ma che si sviluppa come se fosse un romanzo giallo e tu fossi il detective e mi vengono tante idee e tanti desideri. Un po' ne parlo con lui, un po' me lo tengo segreto per sorprenderlo.<br />
Certo è che con lui sto scoprendo un nuovo modo di fare la turista e mettersi nei suoi panni fa diventare tutto molto più coinvolgente e divertente.<br />
E sì, si possono imparare tante cose anche in modo non noioso!<br />
<br />
Ah, oltre al Topolo conquistato, io mi sono portata a casa altri due risultati personali:<br />
- "Hai visto che aveva ragione la mamma quando facevi i capricci per il libro e ti ho chiesto di fidarti?". Sorride sornione: "Alla fine hai sempre ragione tu". Sacrosanto. In quanto madre e in quanto donna: prima lo capisci, meglio sarà per te.<br />
- Rivolto all'amichetta che si lamentava di dover camminare troppo "La mia mamma dice 'Riempiti gli occhi di bellezza e ti passa la stanchezza' ed è vero". Amen!Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-82867351454912797972014-06-10T10:24:00.000+02:002014-06-10T10:24:33.484+02:00E SENZA VOLERE, UN KAL LUNGO UN ANNO!Stavo mettendo ordine nello stash e nei wips e su ravelry tra foto e progetti e ho realizzato che i modelli di <a href="http://emmafassioknitting.blogspot.it/" target="_blank">Emma Fassio</a> mi piacciono davvero tanto. E mi piace tanto anche lei, per questo non perdo occasione per incontrarla ad un WS e mettere sui ferri un suo modello.<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Non ha bisogno della mia pubblicità, ormai (e lo dico con un
pizzico di ironia, perchè lei sa sorridere tanto e bene) è anche una diva
televisiva, ma volevo trovare un filo conduttore e così anche se siamo a metà
giugno, ho deciso di promuovere il “KAL 2014 con Emma Fassio”.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Lei è estremamente produttiva, un vulcano di idee, spazia da
maglioni, stole, cardigan con una facilità impressionante e quindi non è
difficile trovare il modello da fare.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
In questo post parto dal lavoro completato in gennaio.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Il pattern si chiama “<a href="http://www.ravelry.com/patterns/library/terra-del-vento">Terra del vento</a>”
ed è stato presentato ad un WS presso <a href="http://www.unfilodi.com/">unfilodi</a>
ad ottobre 2013.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Disegnato per la Malabrigo Mecha o la Smooshy Dream in color, io
ho scelto di realizzarlo con la Arroyo Malabrigo perché mi sono innamorata
delle sue sfumature. Ho scelto un verde sfumato con il nero che molto si adatta
al mio abbigliamento invernale.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Il modello è sviluppato da lato a lato con chiusura sovrapposta e
maniche e collo realizzate riprendendo le maglie.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Ho realizzato la taglia M ma l’ho modificata per renderla più
adatta alle mie forme e al mio stile.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
In particolare, ho aggiunto delle short rows sotto il giro manica
per adattarlo meglio al seno ed evitare l’eccessiva apertura dello spacco; sul
davanti ho deciso di cucire la sovrapposizione fino all’altezza della vita per
dare più l’idea di maglione (e farlo più comodo per me e per la vita che
faccio) e non ho fatto le maniche per renderlo più portabile sotto giacconi e
cappotti.<o:p></o:p></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Il risultato mi piace davvero, l'effetto sbieco è interessante e snellente!</div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Lo scorso inverno l’ho indossato
molto perché il collo abbondante tiene caldissimo e indossato con un
maglietta di cotone a maniche lunghe lo rende perfetto per le temperature dell’ufficio.<o:p></o:p></div>
<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
Con pantalone nero e maglietta nera per un effetto più elegante,
con jeans e maglietta bianca per un look più casual.<span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://images4-d.ravelrycache.com/uploads/meggiethecat/209702048/1623580_10151987618733881_1875533100_n_medium2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://images4-d.ravelrycache.com/uploads/meggiethecat/209702048/1623580_10151987618733881_1875533100_n_medium2.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-30638764442126547052014-05-19T23:40:00.002+02:002014-05-19T23:53:39.349+02:00PICCOLI EROI, GRANDI ESEMPITra le tante facce che ho, ce n'è una che mi caratterizza abbastanza: mi piace il calcio e tifo Inter.<br />
Tifo Inter da interista, soffrendo spesso, esultando poco e sempre con una certa signorilità, chiudendomi nel mutismo più assoluto di fronte a certi pareggi incomprensibili e ripassando almeno una volta a settimana a memoria la formazione del Triplete (in quanto ultima significativa)... e qui mi fermo, ma se vi è mai capitato di leggere i libri "interisti" di Beppe Severgnini, sappiate che mi ci riconosco per un buon 90%.<br />
Questo per me e per l'Inter è stato un anno di transizione, per me perchè quest'anno il Topolo ha "battezzato" lo stadio diventando ufficialmente calciofilo, per l'Inter perchè ieri si è chiusa un'era, chiamarlo ciclo è riduttivo.<br />
Io questi ultimi 8 anni me li ricordo bene, dal derby dell'11 dicembre 2005 vinto 3-2: avevo la pancia di 5 mesi e dalla (mia) agitazione Fede aveva fatto i salti tutta la notte!<br />
Non mi interessa parlare di calciopoli, non voglio sapere chi ha ragione o chi ha torto.<br />
Voglio solo ricordare.<br />
Ricordare che dopo anni passati a soffrire indicibilmente, a perdere ad un soffio o a pareggiare per 6 o 7 partite di fila, finalmente si ricominciò ad avere qualche soddisfazione.<br />
Ricordo partite viste allattando, urla soffocate per il gol fatto perchè di là il bimbo dorme, sfilate in centro a fine campionato con passeggino.<br />
Si perchè questo ciclo per me è stato segnato dai primi 8 anni di vita di mio figlio.<br />
La sua prima maglia fu quella di Figo, la seconda quella di Zanetti.<br />
Aveva il ciuccio dell'Inter, la palla dell'Inter, la bicicletta dell'Inter.<br />
Aveva il poster di Eto'o in camera a grandezza naturale (ha avuto anche quello di Ibra per un po', ma lasciamo stare che' era ancora piccolo e se n'è dimenticato).<br />
E sono contento di averlo portato allo stadio proprio quest'anno, proprio alla fine di questo ciclo perchè il ricordo gli rimarrà.<br />
Gli rimarrà il ricordo dei giocatori che gli ho raccontato io, di quelli che mi hanno conquistato.<br />
E non perchè fossero i più forti o tecnicamente i migliori, ma perchè sono stati i più generosi.<br />
JulioCesarLucioSamuelMaiconChivuZanettiCambiassoSneijderPandevEto'oMilito, la formazione di quella notte a mo' di rosario per non dimenticare, per non dimenticare la gioia del Capitano che alzava la Coppa, per non dimenticare le lacrime di Materazzi e di Mou nel tunnel.<br />
Per non dimenticare che quella stessa notte alle 4 del mattino avrei voluto svegliare il Frugolo per portarlo allo stadio a festeggiare perchè una cosa così da interista chissà quanto dovrà aspettare per vederla ancora...<br />
Perchè noi interisti siamo così, esultiamo rimanendo con i piedi per terra.<br />
E ieri tutto questo è finito, è finito per me con le lacrime di Cambiasso sotto la curva ospiti del Bentegodi: questo presidente gli ha negato anche il saluto di San Siro comunicandogli che non gli avrebbe rinnovato il contratto durante la settimana e non la settimana prima quando avrebbe potuto condividere la festa del suo grande amico Zanetti.<br />
Thohir, così non si fa: sappi che all'Inter conta più l'orgoglio di squadra delle vincite. Fa molto calcio antico, ma a noi interisti piace così.<br />
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E così questo sarà l'anno in cui all'Inter è finito il ciclo, ma io ho avuto la possibilità di far vedere a Fede dal vivo Samuel, Cambiasso, Milito e Zanetti: 4 calciatori che si identificavano nella maglia che portavano, che potevano perderle tutte ma non il derby, che correvano sputando polmoni per poi calciare la cosa più brutta che avessi mai visto ma solo perchè non ne avevano più.<br />
Di loro non si è mai parlato sui giornali di "chiacchiere", mai uno scandalo, mai una macchia, mai una parola fuori posto. Forse qualche fallo un po' più cattivo, ma in fin dei conti il calcio è uno sport "maschio" come ci insegnava il buon Hodgson.<br />
Non twittano nemmeno.<br />
Però io non li dimenticherò mai proprio perchè "non" sono stati: in questo calcio fatto solo di soldi e di compravendita di gambe, loro sono stati una squadra e i tifosi a far squadra con loro.<br />
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Io voglio credere nel new deal neroazzurro, voglio sperare che torni qualcuno a farci sognare, ma la domanda che si fanno tutti gli interisti oggi è "chi sarà il capitano il prossimo anno?", chi avrà la forza di reggere il peso di cotanto spogliatoio pieno di echi e fantasmi?<br />
In attesa della risposta mi salvo dal sito dell'Inter le foto ufficiali di domenica e voglio chiudere così.<br />
(foto dal sito www.inter.it)<br />
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<a href="http://www.inter.it/img/205490-800.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.inter.it/img/205490-800.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-32091453293482914052014-01-13T23:37:00.001+01:002014-01-13T23:37:36.153+01:00L'IMPORTANZA DI UN BARBAPAPAQueste vacanze passate in famiglia mi hanno portato ad osservare da vicino alcune belle cose.<br />
In particolare ho visto dei Papà.<br />
La maestra del Topolo se mi vedesse scrivere un nome comune con una lettera maiuscola mi farebbe un bel segnaccio rosso, ma in questo caso "papà" non è proprio comune. Un bravo papà non è una cosa così comune.<br />
Grazie a Dio di bravi papà ce ne sono tanti - io ho la fortuna di essere cresciuta senza sapere cosa fosse un papà non buono - ed è una condizione che prescinde dal fatto di essere sposati, conviventi, separati...<br />
Un buon papà è difficile da descrivere, è più facile osservarli.<br />
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C'è il nonno-papà, che per me è fondamentale. Ripetendo i miei messaggi, rinforza la "papà" che c'è in me da un lato e racconta a Federico le stesse cose che raccontava a me quando ero bambina. E se lo porta dappertutto proprio come faceva con me. Solo quando sono con lui, faccio veramente la "mamma" - quella affettuosa e complice - perchè altrimenti mi tocca essere sempre ambivalente. Non l'ho mai visto respingere un bambino, nonostante sia all'apparenza burbero. Quando distribuiva formaggio grana ad ogni visita in negozio, facevano la fila dietro il bancone. Ho un'immagine ben fissa nella mia mente di circa 16 anni fa in cui teneva in braccio il figlio di un cugino di uno o due anni: sembrava che nella sua vita non ci fosse niente di più naturale.<br />
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C'è lo zio-papà, il depositario del sapere artigianale, l'uomo che sussurra ai cani, è zio a prescindere dalla generazione, è zio per tutti. Ed è proprio perchè è zio di tutti che è uno zio-papà. E' un catalizzatore di piccoli perchè con lui si sorride sempre. Lui fa gli scherzi ma riesce a rimanere serio e quindi i bimbi non capiscono mai se dice la verità o li prende in giro. Fino a quando gli sorridono gli occhi e il segreto è svelato.<br />
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C'è il cognato-papà, il papà che lavora. Dopo due mesi a Mantova, Fede si sbaglia ogni tanto e lo chiama papà come le cuginette. E' il papà che si aspetta di ritorno la sera per raccontargli le cose speciali che sono successe nella giornata. Per lui cambierebbe cognome. Forse anche casa. E non trascuriamo il fatto che è l'unico dottore di cui non ha mai avuto paura.<br />
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E fin qui tutto nei ranghi: figure di papà abbastanza tradizionali, sicuramente positive che forse fanno parte di un mondo un po' obsoleto, in cui il papà era un ruolo preciso, con responsabilità chiare, sfere educative specifiche.<br />
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Ma il mondo di oggi è diverso e fare il papà è una cosa diversa.<br />
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Il 2013 è stato un anno generoso con la mia famiglia allargata e ha portato ben 2 nuovi Gatti.<br />
Ed è per questo che ho potuto osservare da vicino i miei due cugini - che ho visto crescere con me - che diventavano papà.<br />
Per la precisione, uno lo diventava per la seconda volta. Ma per il più giovane era una novità.<br />
Per questo ho visto due moderni papà all'opera.<br />
Moderni perchè partecipativi senza ruolo: dare il latte, dare la pappa, cambiare pannolino. Si fa tutto! E magari per dare respiro alla mamma si mette giù il più piccolo che sta tranquillo per dare attenzione alla figlia più grande. Oppure si tiene il bimbo in braccio mangiando la pizza con l'altra mano, così una volta ogni tanto anche la mamma può mangiare usando le posate con tutte e due le mani.<br />
Moderni perchè sono più attenti e ansiosi delle mamme! Perchè guai a mollare i loro figli se non in situazione di totale sicurezza e confort che non si sa mai! Sai l'ho sentito tossire, secondo me si sta svegliando, preparati perchè avrà fame, avrà caldo?, avrà freddo? Mi fanno tenerezza ma è chiaro che loro non hanno fatto tutta la pratica con le bambole che hanno invece fatto le loro compagne da piccole: è solo un problema di esperienza.<br />
Moderni perchè non si fanno fermare da niente: una volta quando i bimbi erano piccoli, stavano a casa e le mamme con loro. Questi papà invece caricano in macchina tutto e tutti, fanno del monovolume l'auto più desiderata, conoscono a memoria le caratteristiche di tutti i seggiolini auto e praticano l'arte del caricamento bagagli in modo sublime: non importa dove si va ma si va tutti insieme! E prima le cose dei bambini e poi una borsina per noi. E se per lavoro devono andare da soli, non vedono l'ora di tornare a casa.<br />
<br />
Loro non sono un'eccezione, di moderni "bravi papà" ne conosco davvero tanti. Guarda caso, tutti gli amici che ho sono degli ottimi esempi di "bravi papà".<br />
Tranne uno. Quello che avrei voluto per lui.<br />
Ma non è così grave: mi basta sapere che con il suo papà lui sta bene e si diverte.<br />
Poi al resto ci penso io. Io e tutta la tribù di "bravi papà" di cui mi circondo.<br />
Compreso Barbapapa.<br />
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<br />Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6553483393219029876.post-70435454789983971582013-12-28T11:01:00.000+01:002013-12-28T11:01:29.555+01:00IL NATALE DELLA MAMMA SINGLESarà che sono arrivata al 22 dicembre stremata, sarà che in casa - per scelte fatte assolutamente da me - si vive accampati dal 26 novembre... sarà quel che sarà, ma l'idea di tornare dai miei genitori per due settimane e dormire, mangiare e andare a spasso (oltre a fare i compiti) mi attira come una vacanza alle Maldive!<br />
E quindi si parte.<br />
Aspetta... la mamma-single che parte per Natale ha due scogli da superare: primo, caricare la macchina da sola; secondo, fare in modo che il figlio 7enne non veda i regali visto che anche per quest'anno l'idea di Babbo Natale è ancora accettata.<br />
Certo quando era piccolo era più facile: era una sorta di percorso ad ostacoli con catena di montaggio in cui a me spettavano tutte le fasi ma lui era più gestibile. Percorso porta-ascensore: Fede se ne stava tranquillo in casa già tutto imbacuccato e quindi impossibilitato a correre fuori di casa. Poi tutti insieme in ascensore con i pacchi miracolosamente incastrati sul fondo: in fin dei conti allora occupavamo poco spazio e ce n'era abbastanza per tutto il resto. Scarica le paccottiglie dall'ascensore, lascia lì tutto incustodito che tanto non c'è niente da rubare, vai a prendere la macchina e fai il giro dell'isolato perchè la viabilità sotto casa nostra è un casino, entra nel bar a cercare il "personaggio carino" che ha parcheggiato sul nostro passo carrabile per andarsi a prendere il caffè e alla fine agganciare il figlio in macchina mentre facevo la spola in stile dea Kalì dal portone al portabagagli.<br />
E in tutto questo i regali stavano già in macchina dall'ultimo weekend del pupo passato con il padre.<br />
Ora eludere la sua sorveglianza è più difficile, ma faccio leva sulle sue debolezze per ricavare spazi di segretezza: "Fedeeeeee, vado a prendere la macchina... tu stai in casa un attimoooo? ti lascio il cellulare di mamma così se hai paura mi chiami su quello aziendale". Ossia: ti lascio l'iphone per giocare così cadi in catalessi per quei cinque minuti che mi servono a caricare i regali nel baule.<br />
Il viaggio invece è da sempre la cosa che preferisco: abbiamo questa nostra compilation di canzoni natalizie che ho intitolato "Natale per noi due" e che da quando è nato ascoltiamo per tutto il mese di dicembre. Ci sono le mie canzoni preferite naturalmente, i grandi classici in diverse versioni e così si canta per tutta la strada ed arriviamo pieni di spirito natalizio... Come vuoi sentire Mika? ma sei pazzo? si, certo che l'ho portato ma per il viaggio di ritorno... ma cosa è successo al mio bambino dolce che cantava "fiiiiii de uoooooo" ("Do they know it's Christmas" versione 1985 - ndr) per 2 ore di fila a soli 3 anni? ok dai... prima ascoltiamo Mika ma poi mi fai sentire le mie canzoni di Natale. Non so perchè ma "Lollipop" non mi fa lo stesso effetto di "Jingle bells".<br />
Sono a casa dei miei, qui è tutto come sempre.<br />
La sottoscritta ha la responsabilità delle spese last minute per due importantissimi motivi:<br />
a) è nota e accettata la mia incompatibilità con la cucina elaborata, abilità di cui si è appropriata interamente la sorella;<br />
b) sono l'unica che può tollerare di andare in giro per negozi a cercare proprio quella cosa che serve per la ricetta principale il giorno della Vigilia, non temo i centri commerciali, le file alla cassa o il fatto che il mascarpone sia sparito da tutti i banchi-frigo: il risultato della missione è assicurato entro il tempo necessario per cucinare!<br />
Ed ecco che comincia il Tour de Force con i soliti accorgimenti: pranzo del 24 a base di minestrone per affrontare il Cenone, cena con i parenti ("solo" 17 quest'anno) e scambio dei regali dei grandi. A mezzanotte meno un minuto Fede-Cenerentola va convinto ad andare a letto. Rischio due volte di farmi beccare con i regali da mettere sotto l'albero e alla fine decido di andare a dormire con lui e appena si è addormentato... peccato che la mia resistenza sia stata annullata dalla cena pantagruelica e finisce che mi addormento con tanto di bolla al naso da stomaco sopraffatto.<br />
Ma la mamma-single deve essere previdente, per questo ho puntato la sveglia alle 5 del mattino.<br />
La sento, la maledico, mi alzo, faccio il mio dovere e torno a dormire fino a quando il figliolo mi cinguetta "sarà passato?" saltando sulle mie gambe in pieno stile Christmas-movie. Andiamo a vedere... oddio me ne sono dimenticato uno... nonnaaaaaaa, hai mica visto se Babbo Natale ha perso un pacchetto da qualche parte???? In effetti così pare, sai amore, Babbo era davvero stanco quest'anno.<br />
Adesso andiamo a pranzo dalla zia, come non vuoi venire? Si lo so che vuoi giocare ma poi torniamo... Torniamo rotolando noi grandi, lui invece ha mangiato due agnolini in croce e quindi alle 7 mi dici "ho fame". Ti guardiamo tutti come se avessi parlato in ostrogoto stretto e con un lieve rigurgito trovo la forza di dirti "mozzarella e carote?". Grazie a Dio, ti conosco abbastanza per farmi dire di sì.<br />
Superato anche il Santo Stefano con la bisnonna che mangia solo spaghetti in bianco, il resto delle vacanze andrà in scioltezza. Pochi impegni, tanto riposo e la certezza che l'unico vantaggio dell'essere mamma-single durante le feste è che non mi metterò in coda per località montane o aeroporti... preferisco fare la figlia!<br />
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P.S. Le mie vacanze sono da mamma-single privilegiata. Per ragioni del tutto legate a scelte fatte dal padre di mio figlio, TopoFede passa tutte le vacanze con me e io non ho momenti di vuoto o di malinconia. Forse nemmeno di libertà, o almeno non quella convenzionalmente concepita. Per me la libertà è prendere Fede, caricarlo in macchina o in treno o solo in bicicletta e fare delle cose belle insieme.<br />
Penso invece a quei genitori separati che amano i propri figli e sono costretti a fare i turni a Natale, perdendosi così l'atmosfera speciale che a Natale solo i bimbi sanno darti. Penso ai loro momenti di solitudine e tristezza, al fatto che Natale non sia sempre un momento facile per loro.<br />
Un bacio e un abbraccio affettuoso a loro: coraggio, passa alla svelta...Emanuela G.http://www.blogger.com/profile/10385730445353602666noreply@blogger.com3