Allora... c'è il figlio adorato, il lavoro tornato full time, c'è la musica e tutto il mondo che le gira attorno (e che ogni tanto mi porta a tirar notte sul Tubo per seguire il filo della mia musica interiore), gli adorati libri, il calcio, le faccende di casa (confesso che sono sempre alla fine della mia scala di priorità), la voglia di scrivere per comunicare, il mondo della lana con le sue sensazioni e i suoi colori... non mi bastava.
Anche se fisicamente non si direbbe proprio, ho sempre fatto sport.
Non sono una di quelle che si alzano alle 6 per andare ad allenarsi per la maratona (anche se fare jogging alle 6 del mattino... ce l'ho! in una vita passata, ma ce l'ho!) ma ci sono stati pochi momenti della mia vita in cui non ho frequentato una piscina, una palestra, un corso di qualcosa che mi aiutasse a sfogare con il movimento i miei picchi di iperattività interiore, o detta in altro modo, fermare la testa quando inizia a pensare troppo.
Dalla gravidanza in poi mi ero fermata, un po' perchè le circostanze materiali della mia vita me lo avevano richiesto, un po' perchè ero soddisfatta dell'equilibrio che avevo, un po' perchè la lezione di canto per me è una vera e propria attività fisica! Migliora il respiro e libera endorfine, proprio quello che dovrebbe darti un'ora di sport.
Con la ripresa del lavoro full time però questo non mi bastava più: la posizione seduta prolungata, le camminate da un ufficio all'altro con lo zainetto e i tacchi, le ore passate in riunione a muovere solo le dita sulla tastiera mi hanno riportato in una situazione psicologicamente e fisicamente "claustrofobica" da cui ho sentito il bisogno di liberarmi.
Unica opzione disponibile: pausa pranzo (non posso star fuori una sera in più e perdermi un'altra la cena con il topolino).
Piscina? Troppo complicato e troppo poco tempo a disposizione, anche se è sempre e comunque la mia prima scelta.
Palestra? Da una situazione claustrofobica ad un'altra... con tanto di ambiente di lavoro replicato (vanno tutti in palestra all'ora di pranzo!) e confronto fisico e stilistico da competizione feroce.
Jogging? Si, mi piacerebbe tanto rifare un po' di fiato, ma farlo sul tapis roulant equivale alla soluzione "palestra" e farlo al parco non è possibile visto che poi in ufficio pochi potrebbero distinguermi olfattivamente da una capra data la mancanza di una doccia.
Ancora una volta la soluzione mi viene proposta per caso, una collega che mi sente esternare questi bisogni e mi dice "vieni a Yoga con me".
La mia prima reazione? Io stavo pensando al kick-boxing... lo yoga mi sembra molto lontano da me e dai miei bisogni.
Però nasco curiosa (Gatta di nome e di fatto) e quindi dopo averci pensato un po', verificato gli orari mi viene da dire... perchè no?
Oltre tutto l'Azienda mi da' un contributo annuale per le attività sportive che mi coprirebbe il trimestre ottobre-dicembre: si tratterebbe di una prova a costo zero... E allora Yoga sia!
Inutile aggiungere che alle prime lezioni non faccio che ridere, ridere di me e dei miei blocchi fisici, dei miei limiti che conosco a menadito e continuo a sfidare.
Aggiungiamoci il carico da 90: durante le lezioni ogni due per tre vedo l'insegnante partire dal suo tappetino e arrivare da me con orpelli vari, cuscini, cinghie, blocchetti... più che Hatha Yoga, la mia pratica potrebbe chiamarsi "Diversamente Yoga"!
Però poi con il passare delle settimane arrivano i primi risultati: la prima posizione di equilibrio stabile per almeno 10 secondi, le spalle che si aprono un po' di più, il respiro che si fa più lungo anche sotto sforzo. Sono piccoli progressi che comunque ti danno soddisfazione e nel mio caso mi fanno sentire più in sintonia con il mio corpo (sintonia, non controllo... il controllo è in lunga parte bandito se non quando è finalizzato al mantenimento della posizione), mi conosco di più e riconosco le mie sensazioni.
Un paio di volte me ne esco con le lacrime agli occhi, dovute ad una combinazione di dolore fisico post pratica e consapevolezze più tristi che scaturiscono dal momento di relax finale. Il più delle volte la mattina dopo mi sveglio pensando che forse qualcuno durante la notte si è messo a saltare a piè pari sulle mie spalle. Ma sono sensazioni fisiche, e comunque sensazioni che ti fanno sentire di avere braccia, schiena, spalle... un corpo! Quando invece la maggior parte della nostra vita è dominata dalla testa. Viviamo al 90% dalle spalle in su: parlare, ascoltare, pensare, guardare, mangiare... tutte cose che facciamo dimenticandoci di avere sotto il collo un corpo complesso e pieno di possibilità.
E come era già successo con il canto - e anche con i ferri - la pratica si accompagna nel mio caso sempre all'insegnante giusto che ti insegna la grammatica.
L'insegnante questa volta si chiama Tess (qui trovate il suo blog), una rossa inglese piena di umanità e di dolcezza che ti aiuta ad entrare nel TUO mondo anzichè attirarti nel suo... E' lei la prima a chiederti di rispettare i tuoi limiti e allo stesso tempo spronarti a superarli un poco alla volta. E tu lo fai perchè nonostante il suo italiano non perfetto (un'adorabile accento, oserei aggiungere) tu capisci dove ti sta portando e quello che è importante per te anche se la tua flessibilità è pari a quella del Mangiapietra de "La storia infinita".
Il giorno in cui ho scoperto che era l'insegnante perfetta per me è stato quello in cui se n'è uscita con una frase del tipo "stacca le spalle dalle orecchie!". Avevo gli occhi chiusi, l'orecchio mi diceva da solo che era lei, ma il pensiero è andato subito alla Maestra, la mia maestra di canto preferita :) che me lo ripete da cinque anni a questa parte. Che dire? Due corpi e un'anima sola!
Oggi alla fine mi scopro con un nuovo bisogno: un'ora alla settimana in cui il mio bacino, la mia schiena, le mie braccia si muovono sotto sforzo e magicamente si sciolgono riprendendo vita. E se malauguratamente mi tocca perdere la lezione mi ritrovo a cercare disperatamente un nuovo buco in settimana per recupare (il prossimo martedì alle 7.30 del mattino per esempio) perchè se salto una settimana, quella dopo appena mi sdraio sul tappetino per iniziare il mio riscaldamento sento la colonna vertebrale che si rifiuta di cedere, la zona lombare rigida, mi sembra di aver perso tutta la consapevolezza acquisita, anche se poi non è così.
Insomma, mi fa stare bene.
E come tutte le cose che mi fanno sentire così, a questo punto sta diventando un appuntamento imprescindibile, un'altra coccolina che mi faccio per completarmi la vita.
Scoprendo che - ancora una volta - aggiungo ricchezza alla mia anima senza sottrarre niente al resto.
Lo dimostra il fatto che sono stata capace di andare a ballare, rientrare alle 4.30 del mattino ed essere alle 10.30 pronta per la mia lezione di recupero! E sentirmi così soddisfatta dopo per essere riuscita a fare tutto quello che volevo.
E se qualcuno pensasse ancora che lo Yoga è noioso o poco dinamico, vi invito a provare la posizione del "cane che si stira dinamica per le braccia", la mia prossima sfida!
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