E' nato tutto per caso.
Tu chiamala se vuoi "crisi di mezza età" ma la verità è che il primo lockdown su di me ha lasciato segni importanti, e solo nel corso dell'estate - trovandomi in una situazione più serena - sono riuscita ad ammettere e riconoscere le ferite ed è proprio da questa consapevolezza che ho deciso di ricostruire, ricostruirmi, riconquistarmi, piccoli pezzetti alla volta.
Ad esempio facendo cose che normalmente (parola che andrebbe abolita dal calendario) non avrei fatto. Come partecipare da sola al "Walking day Milano 2020" lo scorso 18 ottobre, senza nessun tipo di allenamento.
Ho pensato: cammino sempre, mi piace molto, non ci sono tempi o misurazioni, cosa vuoi che sia.
Addirittura pensando che tra la scelta di fare 5 o 10 km avrei sicuramente fatto i 10, cosa vuoi che sia per una che nei weekend ne fa più di 12 in giro per Milano.
"Cosa vuoi che sia" è una frase che non utilizzerò mai più.
Perchè se è vero che a livello fisico fare 12-15 km in un giorno guardando le vetrine o andando per musei, fermandosi a mangiare, andando in giro come turista è una cosa che riesco a fare senza problemi, fare 5 km in un'ora per una alta due mele e poco più - che non può sfruttare lo stacco di gambe - senza allenamento non è per niente facile, no, figuriamoci 10!
Quindi, anche se l'esperienza è stata molto bella mentre tornavo a casa riflettevo sulle mie opzioni.
Opzione 1. Coda tra le gambe, lasciamo vincere la pigrizia (ma anche un po' la scarsa autostima), non usciamo dalla comfort zone, #tantoormaihoquasi50anni, #checosavadoacercareancora?
Opzione 2. Questo è solo l'inizio e se sono riuscita a farlo in queste condizioni, posso sicuramente fare di più, #obiettivo10km.
Non è stata una scelta semplice, non in questo momento, non in questo schifosissimo anno in cui l'autoindulgenza e la paura di fallire sono sempre lì a giustificare tutto. Ma ho scelto di volermi bene anche se confesso che ho sempre tenuto l'opzione 1 nel retrocranio.
Nel periodo 18 ottobre - 30 ottobre ho affrontato il tapis roulant, ho cominciato a cancellare l'alibi "lavoro tanto, non ho tempo". Tre volte in 12 giorni, non era esattamente quello che volevo.
Poi però ho fatto un'altra scelta drastica: me ne sono andata da Milano e mi sono trasferita per il momento a casa dei miei causa COVID. E qui mi ha trovato l'inizio della zona rossa.
La prima cosa che ho fatto una volta qui è stata approfittare delle ciclabili/pedonali che ci sono attorno ai laghi di Mantova che sono estremamente belle e tenute bene. In due giorni ho fatto 11 km ad una velocità media di poco più di 5km/h. La domenica pomeriggio avrei voluto stendermi sul divano e basta così. Ma poi il male alle gambe è passato. E mi sono ritrovata ad aspettare con ansia il weekend successivo.
Da quel momento in poi però è diventato vietato lo sconfinamento comunale e quindi ho cominciato a camminare in "modalità criceto", girando come una pazza le vie di paese, conoscendone tutti gli angoli, cercando sempre di modificare i percorsi per non far vincere la noia. Godendomi gli squarci di sole, l'aria frizzantina, la nebbia folle, le zolle rivoltate tipiche dell'inverno di campagna. E ho cominciato a provare piacere, e a infrangere limiti (miei), e a trovare la forza dentro per andare avanti.
Uno dei momenti più belli è stato riuscire a superare l'ora di allenamento da sola. Come ho fatto? Mi sono allontanata da casa prendendo una direzione per 40 minuti, a quel punto per tornare indietro dovevo camminarne almeno altri 40. E ho scoperto che ce la potevo fare.
Poi ho cominciato a zompettare più velocemente. Non pensavo che il mio corpo potesse superare i 5,5km/h e invece sono arrivata a 6 (adesso sono a 6,2 con punta di 6,4).
I 10 km li avrei potuti raggiungere una ventina di giorni fa ma ho scelto di non farlo, di girarci intorno. Per due diversi motivi: non volevo legare questo risultato al gir in giro di paese (per la modalità, non il per il paese); avevo paura di mollare appena raggiunti i dichiarati 10km.
Poi il 20 dicembre l’ho fatto. Sono partita dal parcheggio dell'Anconetta e sono arrivata al parco del Mincio, allungando il giro già testato la settimana prima. Lo sapevo già che ci sarei riuscita, ma mi sono fatta il regalo di farlo quando volevo io, dove volevo io. Proprio prima di Natale, guardando l'acqua che mi piace tanto.
E mi dico "Brava!" con tanto di punto esclamativo alla fine. Perchè ci sono riuscita, perchè il mio corpo mi restituisce buone sensazioni. Perchè mi riservo tempo per me da sola, tempo nel quale riesco ad essere sincera con me stessa, comprensiva quando serve ma anche resiliente - perchè non sempre il corpo risponde come vuoi, e questo è un dato di fatto, ma non deve diventare un alibi. Mi dico "brava" ad alta voce mentre cammino, a volte canto senza accorgermene, a volte rido, a volte piango, faccio come mi viene naturale fare. E ho scoperto che quando sono sincera e libera è più il tempo che passo a cantare e a ridere che non quello in cui mi trovo in testa pensieri chiusi e tristi. E questa è una cosa di me che non ero più sicura di avere dentro.
E fisicamente?
Non sono dimagrita. Camminare fa dimagrire ma solo se lo fai per un'ora tutti i giorni e contemporaneamente smetti di mangiare male. Io cammino una/due volte alla settimana e poi mangio il risotto con le salamelle fatto da me. Mi va bene così, davvero bene, facciamo un obiettivo alla volta.
Ho scoperto che vengo fuori alla distanza: mi sono accorta che più cammino e più vado veloce e meno sento la fatica. C'è un momento, dopo i 30 minuti, in cui il tempo mi passa di più e comincio ad avere la sensazione di poter fare tutto. Mi sento leggera, le spalle si abbassano e si aprono, la testa si alza, quasi mi si allunga la colonna vertebrale. A volte mi viene l'istinto di mettermi a correre ma non lo voglio fare, non è il mio obiettivo. La seconda metà dei km che faccio ha sempre una media più alta della prima metà. A rallentarmi può essere il vento contro, a volte sono semplicemente io contro le mie resistenze e la mia ruggine.
Ho definitivamente compreso che non sono fatta per la velocità ma per la resistenza, non mi è mai piaciuta la discesa mentre godevo nel far fatica con gli sci da fondo. Perchè ho bisogno di guardarmi attorno. Corro sempre, la velocità per me è legata al lavoro e alle incombenze, ai doveri. Nel tempo per me allora scelgo una velocità diversa, quella che non mi impedisce di fare le foto alle papere o ai gatti, o di fermarmi a salutare la gente o di osservare un fiore o una ragnatela con la brina. Quella che mi fa tremare le chiappe dallo sforzo ma non mi toglie il fiato. Anzi, mi da la possibilità di respirare meglio (nonostante la mascherina).
Ho confermato il mio essere “morning person”: le mie performance migliori sono al mattino, nel pomeriggio faccio sempre più fatica.
Adesso continuo, ritorna il divieto di sconfinamento comunale ma la campagna in questo mi sorregge e mi apre strade nel massimo rispetto del distanziamento.
Adesso mi pongo un obiettivo diverso e più ambizioso, per il quale però mi serve sicuramente più tempo. Prima tappa: Francigena in solitaria, km da definire (legati al tempo che potrò dedicarmi). Seconda tappa: Cammino di Santiago (almeno 10 giorni), sempre in solitaria, non so come non so quando ma comincio a pensarci seriamente.
A pensare che sia possibile.