Mercoledì mattina mio figlio ha vissuto un'avventura.
Siamo arrivati al pre-scuola alle solite 7.45 del mattino, notando all'ingresso del cancello un bel camion dei pompieri che più che allarmarci ci ha incuriosito come solo un camion dei pompieri può fare con un bambino di 7 anni.
Passiamo oltre, il commesso all'ingresso non c'è, ci accolgono le educatrici che ci dicono che sono scoppiati dei tubi ma non sanno di più.
Da mamma lavoratrice, valuto la situazione in 10 secondi netti: gli altri bambini ci sono e sono sereni, le educatrici sono tranquille, il riscaldamento funziona (da due giorni era rotto), serenamente bacio TopoFede sulla guancia, pretendo come sempre un bacio in cambio e lo lascio come ogni giorno.
Dieci minuti dopo essere arrivata in ufficio (quindi un'oretta dopo aver lasciato il figlio) mi squilla il telefono - la rappresentante di classe mi cerca, ahi ahi ahi...
Molto carinamente mi fa sapere che l'ala delle seconde è allagata e inaccessibile, che i bimbi arrivati all'orario ufficiale sono stati rimandati a casa, che le maestre sono comunque presenti e quindi il bimbo può rimanere a scuola ma... Non c'è bisogno di dirlo, impacchetto il PC e vado a prendermelo.
Mentre ci avviamo verso casa a piedi, Fede mi dice "sai mamma, oggi ho avuto paura, stavo per dire 'voglio la mamma' e mi veniva da piangere ma non volevo che mi prendessero in giro". Mi faccio raccontare tutto. Per farla breve, finito il tempo del pre-scuola, come ogni giorno è salito al primo piano per entrare in classe ma ha trovato un cartello con su scritto "accesso chiuso" (accesso? e che cosa capiscono i bambini di 6-7 anni? vabbè...) e si è trovato disorientato perchè non sapeva cosa fosse successo, non sapeva cosa fare e non aveva vicino un adulto a cui rivolgersi. Gli ho chiesto quindi cosa ha fatto dopo questo momento di sgomento e lui mi risponde "sono sceso e ho trovato la mia maestra all'ingresso, per fortuna".
Ho dovuto riflettere prima di rispondergli con calma perchè c'erano tante cose che meritavano di essere dette.
Ma la cosa che mi ha colpito è che la mia prima risposta istintiva sarebbe stata "ma non devi avere paura di queste cose!": sarebbe stato per me un modo per ridimensionare la questione, ma uno spiritello geniale mi ha trattenuto invece dal mortificarlo, perchè è così che lui si sarebbe sentito. Il messaggio che gli sarebbe arrivato sarebbe stato "è sbagliato quello che hai provato in quel momento".
La verità è che quella è stata per lui una reale situazione di disagio in un contesto in cui normalmente si sente al sicuro e in cui deve assolutamente continuare a sentirsi sicuro.
E allora decido di rivelargli una piccola grande verità: "Sai Federico, è normale e giusto che tu abbia avuto paura, ma hai saputo risolvere la cosa. E non perchè "per fortuna", come dici tu, hai trovato la maestra nell'ingresso ma perchè hai fatto la cosa giusta tornando nell'atrio a cercare un adulto che potesse aiutarti. Sono fiera di te.".
Ecco, invece di negargli un sentimento che per quanto negativo era in quel momento naturale e inevitabile, ho deciso di crescere la sicurezza nei suoi mezzi spiegandogli cosa aveva fatto di buono in quella situazione.
Non è stato facile, ho dovuto soffocare la risposta che tante volte in buona fede ho ricevuto anche io: per i miei genitori era il modo di farmi sapere che nelle situazioni in cui mi trovavo, in cui mi lasciavano loro erano consapevoli della mia sicurezza, che non mi avrebbero mai lasciato in pericolo. Anzi.
Ma ho deciso di rispondergli in quella maniera perchè mi sono messa nei suoi panni. Ho sentito per un attimo di essere un bambino spaventato di fronte ad una situazione inattesa.
E quando sono rientrata nei miei ho aggiunto "Anche la mamma ogni tanto ha paura di qualcosa (non esageriamo, eh... in fin dei conti sono sempre la sua Super Mamma). Ma è importante non avere paura della paura".
E arriviamo al secondo filone di riflessione.
Il Pensiero Comune identifica il coraggio come la capacità di non avere paura di niente.
Giusto o sbagliato? Semplicemente io non la penso così.
La paura è il sentimento istintivo che ci avverte del pericolo. Può essere piccola o grande, giustificata o no, oggettiva o irrazionale, visibile o presente solamente nella nostra testa.
Fatto sta che è un sentimento e non provare un sentimento - che sia piacevole o spiacevole - ci rende semplicemente più aridi.
Negarci un sentimento ci fa male.
Camminare di notte da sola in certe zone di Milano senza avere paura non è da coraggiose, è da inconsapevoli.
Quello che non sopporto personalmente del provare paura è averne paura. Lo so, ho appena detto che è un sentimento legittimo e bla bla bla...
Io ho paure, tante paure, mille paure, a volte così amplificate da non dormire per l'ansia. L'incertezza mi genera paura, la mancanza di controllo mi genera paura, la non pianificazione mi genera paura, stare su un palco addirittura mi terrorizza!
Eppure vivo tempi incerti, faccio scelte scomode, mi piego a situazioni imprevedibili, canto (almeno 2 volte l'anno) davanti ad un pubblico...
Perchè non voglio che la paura sia un limite per me. Voglio che funzioni come monito, per allertare tutti i miei sensi e prepararmi all'imprevedibile, ma non come freno.
Soffro di vertigini al punto da non riuscire a stare in piedi su una sedia. Ma da tempo sto meditando di provare una volta nella vita il deltaplano.
Ho un cantiere aperto sulla mia "paura di lasciarmi andare" che non nego, che cerco di elaborare con più o meno successo, dipende da quanta energia posso mettere in questo.
La paura non deve allontanarmi dai miei sogni o dai desideri, non deve fermare la mia vita, non deve uccidere la speranza.
E allora fiera del mio Uomino, della sua reazione al momento e del fatto di aver avuto voglia di raccontarmelo, la sera mi sono presa un momento speciale con lui, gli ho rubato la scatola dei millecolori e gli ho fatto "il Diploma del Coraggio".
E gli ho spiegato in cosa era stato realmente coraggioso.
Perchè il coraggio - a casa nostra - è avere paura e riuscire a gestirla nel migliore dei modi.
Oppure tenersela serenamente e riderci sopra: nessuno mi convincerà a rimettere gli sci e a prendere di nuovo una seggiovia! Posso vivere senza! ;-)
A meno che la seggiovia non serva per raggiungere una baita in cui facciano lo stracotto con la polenta...
Sei stata brava a gestire la cosa, come te non credo ci sia niente di male ad aver paura...e soprattutto ad ammetterlo. Ciao Leti
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