giovedì 2 ottobre 2014

TORNARE A SCUOLA: LE TABELLINE

Non essendo wife, non posso definirmi "desperate housewife", ma essendo mamma decido di attribuirmi il titolo di mamma disperata.

Di quelle che fanno il conto alla rovescia dal primo giorno di scuola per intenderci.

Razionalmente ogni anno mi dico che sono una sciocca a preoccuparmi così tanto, in fondo TopoFede ha risorse personali sufficienti per cavarsela egregiamente da solo. Me lo ha dimostrato anche durante le vacanze estive gestendosi in completa autonomia i compiti e leggendo quanto consigliato e oltre senza nessuna costrizione, anzi!

Comincio a sentire i rumori di fondo... "fortunata te", "il mio fa una fatica...", "noi siamo andati a scuola con metà del libro da fare".

Poi però la scuola comincia e così i miei patemi.
Che sono soprattutto legati al fatto di sentire su di me (in quanto purtroppo la scuola pubblica è carente in questo) la responsabilità di insegnarli a fare leva sulle sue capacità innate, a portarle al massimo livello attraverso l'impegno e la pratica, a sfruttare quel potenziale inespresso oltre a quanto pedissequamente richiesto dai compiti.
Naturalmente nel rispetto del suo essere un bambino di 8 anni, mica lo faccio studiare fino a mezzanotte.

La scuola è iniziata con un clima di lassismo tipico da maschio di 8 anni che ha corso in lungo e in largo per tutta l'estate, cosa che non solo la mamma consente ma consiglia e stimola nei mesi estivi. Se uno si impegna deve avere un premio, lo penso a 360 gradi.
Lui si impegna a scuola e il premio è la libertà assoluta dal 7 giugno all'11 settembre (sempre senza dimenticare i compiti che lui ha imparato a collocare nell'oretta pomeridiana in cui i nonni o la mamma riposano).
Detto ciò, è faticoso per entrambi riprendere le regole e i ritmi scolastici. I quaderni sono pieni di errori di distrazione che la maestra non manca di sottolineare e che - conoscendo il Topo-polletto - tendo ad accettare per le prime 2 settimane.
Poi mi scatta.

Quest'anno è scattata con la prova d'ingresso di matematica.
E il commento in calce della maestra che dice "esatta l'operazione di calcolo, errato il risultato: ripassa le tabelline".
SDENG!
Appena terminata di leggere la frase mi giro verso di lui e gli dico "scusa, da quando in qua 8x8 fa 94? quanto meno dovresti sapere che la tabellina dell'8 non va oltre l'80".
Il meccanismo difensivo del Topolo di fronte al rimprovero consiste nella "sgranata di occhi à la mode del gatto degli stivali di Shrek". E gli viene un gran bene dato che la natura (e i geni paterni) lo hanno dotato di occhioni nocciola e lunghe ciglia scure.
Ma a me è scattata.
Insomma, dopo un anno ad impare tutte le tabelline, ripassarle ogni sera, cercare ogni mezzo per favorire la memorizzazione (ci sono le canzoncine su YouTube, se vi interessa) alla prova d'ingresso mi sbagli la tabellina?
Replica: "ma l'operazione era giusta!".
Risposta: "a maggior ragione, hai fatto un errore solo perchè ci hai messo mezza testa... (aggiungiamo carico da 90, con una dose di drammaticità inutile per il ragionamento ma efficace per colpire il suo immaginario) cosa succede se il dottore mentre ti sta dando la medicina ci mette mezza testa?". La risposta rimane sospesa nell'aria, il pensiero c'è, capisce la "gravità" della situazione.
Ma non sono persona da rimproverare e basta, si passa al piano d'azione.
Mi rendo conto che in realtà tra quanto studiato lo scorso anno e quanto richiesto dal programma di quest'anno c'è uno step da fare: passare dalla memorizzazione sequenziale alla prontezza di risposta.
La prima settimana si ripassano tutte le tabelline come le ha imparate in seconda e mi rendo conto che in realtà ci siamo.
Il problema diventa quindi trovare il modo di fare il passaggio di apprendimento.
Pensa che ti ripensa (perchè - mi ripeto - la scuola è carente in questo) ho trovato la nostra strategia.
Abolita la tavola pitagorica e il tubò che lo scorso anno tanto ci avevano incuriosito e aiutato, il mio "thinking out of the box" mi porta in realtà a focalizzarmi su un "box".
Un urna, una vaschetta da pesce rosso, un contenitore ikea.
E in questo contenitore finiscono le tabelline fatte a pezzetti: tanti foglietti, ognuno dei quali riporta un calcolo senza il risultato.
E ogni sera mentre la mamma prepara la cena si gioca: TopoFede pesca 10 foglietti, li apre uno ad uno, mi dice il calcolo richiesto e il relativo risultato, se sbaglia ne pesca un altro. Se li fa tutti giusti, la cena si conclude con un gianduiotto Gobino!
Tra il meccanismo stile tombola, la rapidità del giochino, il fatto di farlo insieme e la golosità del premio riservato al pieno successo, in una settimana già le cose sono cambiate. Ma continuiamo a farlo.
E adesso che per inglese deve studiare i numeri da 1 a 100, si aggiunge al calcolo anche la difficoltà di rispondere in inglese (con relativo spelling)... trucchetti da "desperate mum".
Che però ha raggiunto lo scopo: studiare con relativo divertimento qualcosa di apparentemente noioso.

Volete sapere come stiamo imparando a studiare? Ve lo racconterò!

P.S. Il Topolo lo ha raccontato alla maestra di matematica. Che lo ha immediatamente adottato come metodo per la classe. Peccato che non sia venuto in mente prima a lei... Le riconosco però il merito di aver trovato lo scorso anno le canzoncine per prima!

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