domenica 23 ottobre 2022

#walkingday2022

Finalmente è arrivato questo giorno, dopo 2 anni.

Lo scorso anno ho dovuto rinunciare a causa di un brutto attacco di sinusite anche se ero molto più allenata di oggi, ma quest’anno ho fatto finta di niente e sono partita con gli altri 1000 (credo, più o meno).

La formula prevede il percorrere per due volte un anello di 5 km. Alla mia prima volta (2 anni fa) mi ero fermata al primo giro mentre guardavo invidiosa quelli che continuavano e quindi mi ero ripromessa di essere tra loro prima o poi. Mi sono allenata, con il caldo, con il freddo, con la pandemia, all’alba e al tramonto. Ho imparato a riconoscere i segnali del mio corpo e della mia mente e quindi eccomi qua, stamattina sono partita.

Fino ai 5 km tutto benissimo, faccio tempi favolosi, raggiungo una velocità di punta al quarto km di 6,8 km/h e mi sento una farfallina. Iniziò il secondo giro.

Primo dramma: perdo la signora davanti a me che mi dà il passo giusto. Anzi, tento di seguirla dopo che lei abbandona suscitando un coro urlante da parte dell’organizzazione perché sto sbagliando percorso. Chiedo scusa a tutti - anche alla signora che si è spaventata per le urla - e riprendo sulla retta via.

Al km 7 il gruppo davanti a me decide di tagliare, quelli dietro si lamentano, io rischio di sbagliare strada perché mi sudano le palpebre e non vedo le frecce da seguire. 

Al km 8 vedo passare il mio tram e la mia mente comincia a pensare “perchè lo fai???”.

Al km 9 il mio ginocchio sinistro invoca la Madonna contro la mia volontà, ai 9,5 si aggiunge l’anca sinistra al coro ma li zittisco perché manca troppo poco all’arrivo. A casa poi parliamo di quel mezzo centimetro abbondante che mi manca per camminare in modo simmetrico. 

Al km 10 realizzo che sono bravissima perchè ce l’ho fatta in un’ora e 33 minuti ma dov’è l’arrivo? Dove cippalippa lo hanno messo l’arrivo??? Ho sbagliato strada??? Intravedo in lontananza le magliette rosse che si sono fermate ai 5 km e nel frattempo maledico quelli che fanno il brunch al bar del parco. Indietro però non si torna, posso solo andare avanti. 

Nell’ultimo km le panchine mi chiamano che nemmeno le sirene con Ulisse. Io cammino pericolosamente vicino alle verdi tentazioni, il pericolo è legato al fatto che a) potrei sedermi e stare lì fino a sera; b) rischio di inciampare perchè la vista è sempre più annebbiata dal sudore e dal calo di zuccheri. Rimedio mangiando almeno 3 moscerini e grazie alla carica proteica tengo duro.

Alla fine taglio il traguardo mentre nelle orecchie Lady Gaga canta “the edge of glory” - il mio Spotify mi vuole bene - e mi si stampa un sorriso sulla faccia che sembra pietrificato ma è più sincero che mai.

Gambe di legno, mi avvicino al ristoro come all’oasi nel deserto e poi realizzo che devo fare un altro chilometrino per andare a prendere il tram… vabbè, a casa c’è il bigolo della mamma che mi aspetta. 

Baci (disidratati) e abbracci (sudati e puzzolenti) e ci vediamo l’anno prossimo.

5 commenti:

  1. Brava!!!!sei stata costante, non ti sei arresa e meriti di festeggiare questo super traguardo!

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  2. Brava Manu!!! Ti ammiro e invidio la tua costanza e caparbietà… mi dico sempre che dovrei iniziare anch’io ma mi faccio scoraggiare (vilmente) dal fatto che qui in Monferrato è tutto un susseguirsi di salite e discese… e so che per te sarebbero state solo una sfida in più da affrontare…ancora brava! Manuela

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  3. Grazie per l'impegno profuso per rendere questo blog così utile e informativo

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